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L'idea originaria era stata avanzata mesi fa dall’archeologo Daniele Manacorda, docente di Metodologia e tecnica della ricerca archeologica all'Università di Roma Tre, e pubblicata sulla rivista Archeo a luglio. Per cui chi critica a scatola chiusa derubricando tutto come «vaneggiamento di un ministro in cerca di visibilità» sbaglia tiro. E forse non sa che fino a un paio di secoli fa il Colosseo aveva un aspetto diverso. Tra il XIX e il XX secolo l’arena è stata progressivamente scoperchiata, «l’invaso del monumento è stato scavato attraverso una complicata sequela di vicende, i suoi sotterranei sono stati messi a nudo» osserva Daniele Manacorda intervistato dall'Ansa. «E un’infinità di dati sono andati perduti ma tanti altri dati sono stati raccolti, sicché i sotterranei del Colosseo sono oggi una fonte inesauribile di racconti. Ma perché i sotterranei del Colosseo sono a pancia all’aria e non sono tornati là dove dovevano stare, ovvero nascosti?».
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Certo, c'è da considerare l'utilizzo che si farebbe di un Colosseo siffatto. Potrebbe ospitare eventi, concerti, rivisitazioni storiche delle lotte tra gladiatori? O sarebbe solo un ampliamento delle possibilità di visita del monumento più visto d'Italia? L'idea di una copertura va a braccetto infatti a quella di una musealizzazione dei sotterranei, con la ricostruzione in legno della macchine sceniche che in epoca imperiale portavano su e giù animali e lottatori.
Le possibilità dunque sono molteplici, le idee tante, e i soldi per farlo – c'è da scommetterci – non sarebbero un problema: Tod's ha appena investito 25 milioni di euro per sponsorizzare il restauro del monumento. E sei milioni di visitatori incrementali fanno gola a tutti. Certo, c'è capire come reagiranno – e nelle nostre Sovrintendenze sono tanti – quelli che non vogliono che i monumenti vengano in alcun modo toccati e manomessi. E voi, che cosa ne pensate?