UNA SVOLTA EPOCALE
A “soli” 16 anni dall’introduzione dell’euro e, quindi, dall’eliminazione dei problemi di cambio valuta, c’è voluto un accordo tra il gruppo italiano Atlantia (capofila di Autostrade per l’Italia) il gruppo francese Aprr/Area e gli spagnoli di Pagatelia per rendere possibile a chi viaggia in auto e in moto quella che è già da molto tempo una realtà per oltre 100mila tra camion e furgoni, il cui Telepass copre ben sette Paesi europei.
Meglio tardi che mai, dunque. Ma in ogni caso una comodità per chi viaggia con auto, moto e camper lungo la costa del Mediterraneo e non solo. Perché il nuovo dispositivo permette anche di usare “in automatico” 400 parcheggi delle maggiori città europee.
COME FUNZIONA
Il costo? L’attivazione, una tantum, è di 6 euro, poi 2,40 euro al mese, ma solo se il Telepass è effettivamente utilizzato fuori d’Italia; altrimenti non scattano addebiti, un po’ come era un tempo per il roaming dei telefonini. Dopodiché in Francia si spalancano le corsie “Télépéage” segnalate dalla T arancio (fatta eccezione per i tunnel del Monte Bianco e del Frejus) e in Spagna quelle del sistema “Via T” contrassegnate dalla lettera T bianca su fondo azzurro.
Dove il Telepass europeo può dimostrarsi particolarmente comodo è il Portogallo. Qui molte autostrade non hanno barriere di pagamento e i pedaggi dei percorsi e ponti "free flow" sono gestiti solo per via elettronica. Inutile "fare i portoghesi" perché, nonostante il modo di dire italiano, dal Portogallo i verbali per il mancato pagamento del pedaggio arrivano e con robuste sanzioni accessorie.
Al posto di noleggiare in frontiera un dispositivo Via Verde (6 euro per la prima settimana, 27 euro di cauzione e 10 euro di ricarica minima) oppure di registrarsi su Easytoll (27 centesimi di addebito a passaggio), poter usare il Telepass sulle piste Via Verde identificate dal logo con la lettera V bianca in campo verde è, soprattutto, una soluzione a zero stress.
E in effetti in altre parti del mondo i pagamenti automatizzati dei pedaggi godono di tariffe preferenziali. Ma l’Europa da questo punto di vista sembra proprio essere sorda, molto sorda.