Una breve introduzione al Geocaching
Un cambio epocale che aprì una stagione importantissima per lo sviluppo delle tecnologie placed-based, come ad esempio quelle applicate alla navigazione (via terra, mare, e aria). Queste sono le stesse preziosissime tecnologie di navigazione che permettono anche ai più disorientati tra noi di raggiungere le proprie destinazioni senza dover chiedere aiuto alle persone o alle carte stradali.
Ma torniamo a noi. Il 2 maggio dell’anno 2000 il 99,999% della popolazione mondiale si svegliò come se nulla fosse capitato. Non Dave Ulmer, consulente informatico dell’Oregon, il quale decise di mettere alla prova l’aumentata precisione del segnale GPS andando a nascondere un contenitore nel bosco vicino a casa e fornendo sul web le coordinate del nascondiglio. Il giorno seguente avvenne il primo ritrovamento, a opera di Mike Teague, il quale è contemporaneamente estasiato e divertito.
Nasce così il geocaching: una caccia al tesoro in cui l’indizio per trovare il contenitore nascosto è dato dalle coordinate geografiche del nascondiglio. Simpatico, direte voi. Certo!
Ma forse non avete capito bene di cosa stiamo parlando.
Questo “gioco” in pochi anni si è diffuso a macchia d’olio invadendo letteralmente il mondo e non solo (ci sono dei tesori anche nello spazio). La statistica ufficiale dice che attualmente ci sono oltre 3 milioni di tesori (geocaches) nascosti in 191 Paesi, in tutti i 7 continenti. A cercarli e “custodirli” una comunità che conta oltre 360 mila geocachers (giocatori di ogni età, genere e nazionalità) i quali hanno addirittura sviluppato un linguaggio tutto loro per comprendersi meglio.
Così i giocatori si trovano spesso ad inscenare piccole gag pur di poter ispezionare il fondo di una panchina, il retro di un cartello stradale o i rami degli alberi. Il divertimento sta anche qui. A volte, invece, non ci si diverte per niente. Perché la ricerca può durare anche ore e non portare a nulla o, ancor peggio, a trovare solo un po’ di spazzatura. In questo caso si archivia il caso con un “DNF” (Do not found / Non trovato) e si procede con il successivo.
Bruxelles. Scatto “spalle al bar” inscenato per riposizionare una geocache senza farsi notare.
Mica male no?
Come potete ben capire oggi il geocaching non è più solo un gioco, ma un fenomeno globale conosciuto, apprezzato e studiato in moltissimi settori, in particolare nell’ambito dell’educazione e del turismo. Il contributo del geocaching all’interno della scuola italiana è stato studiato ma è raramente messo in pratica. Eppure, sperimentata in tutte le salse con i miei studenti d’allora (l’abbiamo sfruttato per fare matematica, educazione fisica, inglese e scienze, ma anche come attività di continuità tra la scuola di primo e secondo grado o come uscita didattica di fine anno) l’attività basata sul geocaching è sempre stata molto apprezzata da studenti e studentesse, ed ha generato al tempo stesso ricadute sorprendenti sia dal punto di vista formativo che educativo.
Il succo della questione infatti, distillato dai vari lavori internazionali, è che il geocaching non solo diverte ma fa anche bene. I suoi benefici, infatti, sono riscontrabili in almeno tre ambiti:
- dimensione fisica: portare le persone di ogni età ad uscire di casa e muoversi all’aria aperta con continuità può sembrare poco, ma non lo è;
- dimensione sociale: è un’attività ricreativa svolta da una comunità molto ampia ed orizzontale che ama organizzare numerosi eventi (e relative mangiate luculliane, ovviamente) finalizzati a conoscere persone con interessi simili ai propri e contestualmente scoprire insieme sempre nuovi tesori in territori diversi;
- dimensione educativa: giocare a geocaching allena i sensi e la pazienza, portando a conoscere luoghi, storie, persone e tradizioni, che altrimenti, con buona probabilità, avremmo continuato ad ignorare.
Andando alla ricerca di questi tesori nascosti, inoltre, spesso accade che si scoprano luoghi di incredibile bellezza, scorci pittoreschi o ci si imbatta in incontri sorprendenti. E i geocachers lo sanno! È il valore aggiunto del geocaching: avventura, creatività ed incontri ravvicinati di ogni tipo. Ricordo con piacere, ad esempio, la scoperta di tutte le contrade di Siena fatta un contenitore alla volta. Oppure il ripasso di storia assaporato sulla vetta di Cima Dodici (Altopiano di Asiago, VI) in compagnia dei testi di Mario Rigoni Stern, o ancora la lezione imparata sulla bellissima Scala dei Turchi (Agrigento, AG) grazie alla rispettiva Earth Cache. Ma le emozioni sono molte di più!
Ci sono intere piste ciclabili impreziosite di tesori (come nel caso di Una serie sul Serio), ma anche percorsi urbani pensati per famiglie e bambini (come l'Urban Family Cache di Bologna) o percorsi pensati per promuovere il turismo rurale (due esempi su tutti: il geotrail nel territorio di Pavullo nel Frignano (MO) e la serie Rural Emotion, distribuita in vari territori del Veneto). In Toscana, inoltre, esiste uno dei 60 GeoTour ufficialmente riconosciuti a livello internazionale: 10 Castella GeoTour. Un percorso emozionante (composto di 25 geocaches) che permette di esplorare e conoscere dieci affascinanti borghi medioevali della Valleriana, in provincia di Pistoia (qui sotto San Quirico).
Prima di cominciare a cercare tra le foglie o di iniziare a perlustrare ringhiere e staccionate leggete bene i dettagli riportati nella pagina del tesoro che state cercando. Se siete fortunati troverete degli ulteriori indizi (hint) per facilitare la vostra ricerca. Se troverete il tesoro fatecelo sapere commentando questo articolo o postando il vostro scatto in posa da vincenti sui social includendo i seguenti hashtag: #missionigeografiche #geocaching #TouringClubItaliano. Sarà sicuramente il primo di una lunga serie!