Partendo dal finanziamento ottenuto dopo l’assegnazione del bando europeo, Play Alghero va verso una nuova visione di fruizione della città. Si vogliono incuriosire utenti – in presenza e da remoto – nei confronti di storia, paesaggio e cultura della “Piccola Barcellona”, pescando dall’enorme bacino di giocatori e appassionati che vivono in Italia e in Europa. Esistono infatti statistiche legate a ogni tipologia di turismo ma raramente si ragiona sulle potenzialità inespresse del turismo dei gamer.
Le attività di Play Alghero provano a stimolare la collaborazione tra residenti e turisti, per avvicinare tra loro due realtà che raramente comunicano. Alcuni giochi funzionano solo se nella squadra partecipano sia abitanti locali sia visitatori. Un altro risvolto sociale auspicato da Play Alghero è quello di mettere in relazione diversi siti culturali, posizionati tra centro storico e periferia, per meglio distribuire i flussi turistici che – in alcuni periodi dell’anno – possono diventare ingestibili.
La metà dei giochi sono stati pensati dalla squadra di TuoMuseo; l’altra metà invece è stata scelta secondo i risultati di una competizione indetta da Fondazione Alghero e aperta a tutti, professionisti e non. Sono arrivate decine di idee valide, solo cinque di esse sono state selezionate ma il coinvolgimento di così tanti giocatori e sviluppatori ci ha dato un segnale significativo.
Un gioco a cui sono legato è quello di “Digital Canvas”, esperienza immersiva e interattiva installata nella Torre di San Giovanni, nel centro storico di Alghero. Negli spazi della Torre, si chiede agli utenti di disegnare e colorare digitalmente immagini legate all’ecosistema marino sardo e – in base alle loro creazioni grafiche – si crea un ambiente di grande effetto sensoriale.
I dati riguardo alle visite ai siti culturali compresi nel percorso sono incoraggianti. Gli afflussi – soprattutto nel centro storico – sono cresciuti anche rispetto ai numeri pre-pandemia. C’è ancora molto da fare, però. Certamente vogliamo incentivare le visite verso le località periferiche del territorio. Altrettanto cruciale a mio parere è l’integrazione di Play Alghero con le strutture commerciali della città, come bar, ristoranti e alberghi. Anche questi esercizi potrebbero essere efficacemente inclusi nel modello, ma è più difficile dimostrare loro i possibili vantaggi.
Io sono un fervente sostenitore di corsi universitari ibridi e orizzontali, capaci di coniugare trasversalmente diverse competenze, ma purtroppo non è facile trovare occasioni di questo tipo. Da una parte infatti non si può prescindere dalle capacità tecniche; dall’altra, ugualmente importanti sono le competenze creative, perché i contenuti e il racconto di un videogioco culturale devono saper rivisitare ciò che già esiste. In questo senso conoscere l’archeologia e la storia è cruciale, tanto quanto informarsi sul funzionamento odierno delle istituzioni culturali e sulle esigenze del fenomeno turistico contemporaneo.
Secondo me l’approccio verso un investimento nel digitale dovrebbe cambiare a seconda delle necessità, della visione e delle dimensioni dell’istituzione in questione.
Un grande museo ad esempio – o un popolare attrattore turistico – non dovrebbe tanto chiedersi quanto costerà il progetto, ma piuttosto quanto ritorno una grande operazione di ludicizzazione potrebbe generare. C’è un ritorno economico certo legato alla vendita dei biglietti, ma c’è anche un ritorno di immagine come marca turistica e ancora un ritorno sociale, specialmente quando i residenti di una località vengono attivamente coinvolti.
Per quanto riguarda invece le realtà culturali di piccola-media dimensione, credo personalmente che piccole attività di digitalizzazione non siano abbastanza per generare un impatto sul territorio. In questo caso quindi – per fare innovazione che conta – conviene consorziarsi con altre entità locali, per investire congiuntamente su iniziative di maggiore respiro e visibilità. Se la qualità della proposta condivisa c’è, i fondi si trovano, soprattutto in un periodo storico come questo che è caratterizzato da bandi e finanziamenti di ogni tipo.
Che io sappia, non esistono modelli simili in altri Paesi: quella introdotta dall’Italia come nazione o territorialmente da una regione italiana sarebbe una primogenitura. Cosa potrebbe fare una commissione dedicata al turismo dei gamer? Si potrebbe partire da iniziative relativamente semplici, come la partecipazione di banchi espositivi con staff preparato alle grandi fiere internazionali del videogioco. Si possono predisporre grafiche, idee, banche dati di contenuti, storie e aneddoti per cercare di vendere l’immagine di monumenti e località di indubbia bellezza a piccoli o grandi collettivi di sviluppatori da tutto il mondo.
Con azioni mirate si può preparare il terreno affinché i produttori di videogiochi decidano di utilizzare l’immagine dell’Italia nelle loro storie virtuali. Anni fa gli sviluppatori di Ubisoft avevano incluso Monteriggioni tra le ambientazioni del popolarissimo videogioco “Assassin’s Creed II”, senza nemmeno informare l’amministrazione. Tra le mura medievali del villaggio si è avuto improvvisamente un picco di visitatori: la potenza insita nella diffusione di un videogioco può essere stravolgente.
A un capillare diffondersi del digitale si accompagnerà proporzionalmente un crescente desiderio di riscoprire l’esperienza fisica. Con l’aumentare della circuitazione online di video, foto, visori di realtà aumentata o virtuale, acquisterà parallelamente sempre più valore – economico e sentimentale – l’unicum incarnato dall’oggetto originale. Certo, dovranno essere lungimiranti le organizzazioni culturali nel proporre agli utenti delle attività sensoriali che davvero diversificano la visita dal vivo dalla fruizione virtuale. In questo modo, difficilmente il virtuale potrà mai sostituirsi al reale.
- Sito ufficiale di Play Alghero
- Sito turistico di Alghero – Riviera del Corallo
- Avevamo già approfondito il territorio di Alghero con Itinerario gastronomico nella Sardegna nord-occidentale e Le spiagge più belle della Sardegna dell’ovest