Ci sono paesi di cui per prima cosa ti colpisce il nome, Fontanellato per esempio. Con quel nome lungo e rotondo quando lo senti ti viene da chiedersi come sia e come ci si viva. E così quando li visiti ti rendi conto che è il comune della provincia di Parma è oggettivamente la quintessenza del borgo italiano ideale: con il centro storico raccolto intorno all’imponente castello e assai curato, il teatro formato mignon, il grande santuario, la via dei negozi, le frazioni sparse, la campagna ricca e ben coltivata, liscia come un tavolo da biliardo e punteggiata di casolari tutto intorno. Un posto così è naturale che fin dal 2005 si meriti puntualmente la Bandiera arancione del Touring Club Italiano.
L’epicentro di tutto è l’imponente Rocca Sanvitale, simbolo cittadino che esemplifica la storia di Fontanellato e del suo contado. Perché le vicende del paese sono legate a doppio filo con la nobile famiglia dei Sanvitale, arrivati nel Parmense nel XII secolo e divenuti conti e proprietari di tutta la zona nel 1366. A loro si deve l’antica ricchezza e l’artistica bellezza del centro storico. Un abitato raccolto, che si sviluppa intorno a quel grande fossato ancora invaso dalle acque. Un borgo di mattoni e portici, che è riuscito a mantenere una invidiabile coerenza architettonica senza quegli stravolgimenti posteriori – specie dei tremendi anni Settanta e Ottanta – che spesso imbastardiscono l’antica armonia dei Comuni italiani. Inserita nel circuito dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, la Rocca costituisce il gioiello artistico della cittadina. Il pezzo forte è la saletta dipinta dal Parmigianino nel 1524. È il primo lavoro dell’artista parmense, dipinta quando aveva solo 20 anni». Si tratta di una piccola sala affrescata rimasta chiusa per oltre 150 anni, dedicata al mito di Diana e realizzata con un notevole studio dei particolari, al punto che i cani dipinti sulle pareti sembrano quasi tridimensionali.
Altro motivo di orgoglio di Fontanellato: il Labirinto della Masone, il labirinto più grande del mondo composto interamente di piante di bambù, oltre duecentomila, alte tra i 30 centimetri e i 15 metri. Una vera cattedrale vegetale che, ora che è tutto cresciuto, avvolge fisicamente il visitatore che si addentra nei vialetti. Aperto al pubblico nel giugno 2015, il labirinto costituisce il sogno confessato di Franco Maria Ricci, l’editore. Ma oltre al labirinto c’è anche un ricco e inaspettato museo che raccoglie l’intera collezione di opere d’arte che Franco Maria Ricci ha raccolto in cinquant’anni di collezionismo eclettico e illuminato.
Ovviamente Fontanellato non potrebbe essere un rispettabile bel paese della bassa parmense se non eccellesse nella gastronomia e non avesse anche un suo salume peculiare. Si chiama culaccia ed è stato inventato, è il caso di dirlo, nel salumificio Rossi, sulla via Emilia. Si tratta di un culatello con cotenna, stagionato naturalmente in cantine molto umide ma ventilate.