Sono trascorsi 55 anni dal momento in cui, dal cancello degli storici stabilimenti del Portello a Milano, uscì la prima Alfa Romeo Giulietta. Un successo planetario consacrato dal numero, allora straordinario, di 132mila vetture prodotte in un decennio. Auto che hanno fatto la storia d’Italia nel vero senso della parola: basti pensare al duello auto-treno del 1961 sulla tratta Milano-Roma che vide la Giulietta Spider guidata da Consalvo Sanesi battere il “velocissimo” Settebello. Trionfo commerciale che Alfa Romeo tentò di ripetere con alterne vicende tra il 1977 e il 1985 con una nuova generazione di Giulietta dal design a cuneo: ne furono prodotte 380mila ma il pubblico europeo decretò loro l’ostracismo per la modesta affidabilità e la facilità a essere divorate dalla ruggine.
È invece di questi giorni il terzo atto (come non pensare al teatro quando si porta un nome simile?) che pare partito col piede giusto: 2700 ordini sottoscritti dalla clientela italiana nel primo finesettimana di presentazione al pubblico della Giulietta 2010 (il secondo, del 29-30 maggio, ha concluso l'opera toccando quota cinquemila). Clienti che, segno dei tempi, non hanno scelto la vettura solo per le sue qualità dinamiche (è un Alfa!) ma anche per abitabilità e comfort.
Doti che, mezzo secolo prima, nessuno avrebbe preso in considerazione. Oggi, invece, un centinaio di chilometri di primo contatto al volante della nuova Alfa Romeo permette proprio di apprezzare l’indovinata miscela di qualità stradali, da misurare non tanto come brutale accelerazione quanto come precisione di guida (forse il primo servosterzo elettrico della storia senza reazioni gelatinose), e rapporto prestazioni/emissioni, comfort e spazio a bordo.
Resta la perplessità di chi non si entusiasma per le auto con superfici vetrate ridotte, specie per i finestrini laterali. I tecnici, che preferiscono parlare di “design con linea di cintura alta”, ribadiscono che le scelte fatte non penalizzano la visibilità della strada. Ed è vero al 100%. Va un po’ meno bene in manovra, specie in retromarcia, occasione in cui i sensori di parcheggio si dimostrano indispensabili (ma sulla Giulietta costano 450 euro!).
L’attenzione al contenimento dei pesi – la Giulietta vanta una tara inferiore di 50-100 chili inferiore alle concorrenti – non è invece andata a discapito dell’insonorizzazione, anzi. Pur senza perdere contatto col sound del motore, fondamentale per la guida, è necessario superare i 160 orari (sulla pista di prova di Balocco, ovviamente) per incontrare i primi rumori molesti, le classiche turbolenze degli specchi esterni.
Quanto all’abitacolo, chapeau per i posti anteriori, sulla cui ergonomia anche i più affezionati ai modelli teutonici nulla hanno trovato da eccepire; dietro l’unico fastidio è legato all’accesso tramite una portiera forse fin troppo rastremata. Tutto ok, invece, per il vano bagagli. Vanta 350 litri di capienza: esattamente come la Volkswagen Golf, più volte citata da Harald Wester, amministratore delegato di Alfa Romeo, come diretta corrente della nuova compatta italiana.
In attesa di mettere alla prova sul campo la Giulietta “atto III” per valutarne le qualità (a partire dai consumi) nella vita quotidiana, vale la pena di menzionare che tutte le motorizzazioni proposte rispettano le norme di emissione Euro5 (per il diesel il filtro antiparticolato è di serie) e che qualità del progetto e dotazioni di sicurezza le hanno permesso di conseguire 5 stelle nei recenti crash test EuroNcap.