Già, Sicilia bedda. Perché quel che emerge dal racconto dei nostri inviati di nozze al quarto giorno in giro per le strade dell'isola è che la Sicilia è davvero bedda. Per Elisa è il battesimo nella terra di Pirandello. «Anche se in realtà una volta sono stata a Pantelleria in estate, ma ero davvero piccola» spiega. «Avevo sempre desiderato di venirci ed eccomi qui. Certo, l'impatto iniziale non è stato dei migliori. Appena sbarchi a Messina sul lungomare sei assediato dal traffico e dall'immondizia che sembra essere ovunque» spiega. Non certo un bel biglietto da visita.
Anche se poi basta fermarsi a Taormina per una sera, scegliere di dormire davanti all'Isola Bella, provare a scorgere l'Etna coperto dalle nuvole (impresa non riuscita) e l'impressione cambia alla svelta. «La vista del teatro greco a Taormina è davvero mozzafiato, come è bello camminare per le viuzze del centro storico, anche se forse sono un poco troppo pettinate» racconta Elisa. Non erano certo commerciali invece i ragazzi di una comitiva di americani che nel centro del teatro hanno iniziato a intonare arie d'opera. «Erano ragazzi di una scuola che fa performance, davvero bravi, peccato solo che i custodi sono arrivati subito subito a dire che non si poteva fare. Eppure è un posto creato per quello: per fare arte». Vero, verissimo. Ma alle volte la burocrazia ha delle ragioni che l'intelletto non concepisce.
Concepisce eccome l'intelletto, e anche la pancia, quante siano le altre possibili gioie che riserva un viaggio in Sicilia. «Siamo diventati dipendenti dagli arancini in tutte le loro forme e varianti, da quello tradizionale con il ragù a quelli alle melanzane, o al burro. E poi le granite, i sorbetti, difficile rimanere insensibili» racconta Elisa mentre Nicola guida verso Scopello dopo una giornata passata alla tonnara di Scopello. «A Marzamemi abbiamo fatto delle esperienze culinarie fantastiche: sia alla tonnara Campisi che al Cortile Arabo di Massimo Giaquinta, un ristorante che è un'esperienza differente, visto che il giovane chef è mezzo siciliano e mezzo keniano e dunque prepara una cucina siciliana rivisitata, anche se il polpo con le patate era tradizionalissimo e buonissimo». Qualcosa che dunque rincuora da alcune storture che purtroppo spesso si incontrano andando in giro per l'isola.
«Alle davvero tanto bellezza sembra sprecata» commenta Nicola. «Cammini per delle zone stupende, come la riserva naturale di Vendicari, arrivi in spiagge che dovrebbero essere tra le più belle d'Italia come quella di Cala Mosca e le trovi assediate di brutte costruzioni, di spazzatura gettata senza rispetto. Davvero un peccato perché la ricchezza di quel che si trova in Sicilia lascia davvero senza fiato» prosegue. «E tutte quelle costruzioni lasciate incompiute, tutto quel suolo consumato gridano davvero vendetta. E' un'occasione persa, che non si tuteli fino in fondo il paesaggio e il patrimonio e non lo si valorizzi appieno».
Già. Peccato perché a chi lo attraversa il paesaggio siciliano riserva sorprese a ogni passo. «La varietà di quel che vedi è impressionante, dal profondo sud della provincia di Ragusa a queste zone tra Erice e Scopello dove siamo adesso è un salto anche visivo. I paesaggi agricoli cambiano tantissimo: mandorli, aranceti, e ora vigne in ogni dove. Ti rendi conto della geografia, della mano dell'uomo nel cambiare i paesaggi, dell'incredibile varietà della Sicilia» commenta Elisa. Anche se poi io rimango sempre rapita dalla bellezza architettonica: posti come Noto, che sembra scavato nella roccia chiara, o Ragusa Ibla con le sue incredibili bellezze. Certo, peccato che se arrivi ad ora di pranzo e poco dopo trovi tutto chiuso, c'è il coprifuoco. Ma come dice Calvino i luoghi li conosci a tavola, e noi seguiamo questo dettame fino in fondo» conclude Elisa.