Il nuovo Codice della Strada è in vigore dal 14 dicembre. Una riforma molto attesa e altrettanto contestata che si compone di una parte dedicata alle modifiche al Codice in vigore dal 1992, e di una legge con cui il Parlamento delega al Governo di decretare sulla circolazione e la motorizzazione delle nostre strade.
Le norme più discusse sono quelle che regolano in particolare la guida in stato di ebbrezza. Chi viene trovato alla guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi di alcol per litro di sangue viene infatti punito con una multa da 543 a 2.170 euro (più la sospensione della patente da tre a sei mesi); con un tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5 la multa va da 800 a 3.200 euro, più l’arresto fino a sei mesi (in questo caso la sospensione della patente va da sei mesi a un anno); oltre 1,5 grammi per litro la multa va da 1.500 a 6.000 euro, più l’arresto da sei mesi a un anno (a cui si aggiunge la sospensione della patente da uno a due anni). Per chi utilizza cellulari o apparecchi elettronici mentre guida, le multe vanno invece da 250 a 1.000 euro (finora erano tra i 165 e i 660), più la sospensione della patente da 15 a 60 giorni, da stabilire in base a quanti punti sulla patente ha la persona multata.
Il tema che incrocia la mobilità e il viaggio lento è invece quello della convivenza tra chi le strade le utilizza, che si tratti di pedoni, automobilisti, ciclisti e utilizzatori della nuova mobilità elettrica.
Le nuove regole per i monopattini elettrici prevedono l’obbligo di casco, assicurazione e targa. Ma per applicarle occorre attendere i decreti attuativi delle norme. Ai monopattini elettrici viene quindi consentita la circolazione solo sulle strade urbane con limite massimo di velocità di 50 km/h, escludendo la possibilità di usarli su piste ciclabili e aree pedonali. Infine è vietato lasciare i monopattini sui marciapiedi, salvo in aree appositamente segnalate dai Comuni.
Per i ciclisti il casco rimane un atto di buon senso, ma non un obbligo e nemmeno per i minori di 14 anni. Per le biciclette invece, c'è lo stop alla circolazione nelle corsie riservate ai bus, un divieto che mantiene aperta però la possibilità per le amministrazioni di creare corsie riservate a più categorie di veicoli, incluse le biciclette.
Sarà invece obbligatorio essere visibili con luci di posizione non solo di notte, ma in tutte le condizioni di scarsa visibilità. Una buona norma che tutelerà di più chi va a pedali è quella che impone agli automobilisti di mantenere una distanza laterale di un metro e mezzo durante il sorpasso di una bicicletta, ma il testo è facilmente interpretabile in difetto quando si specifica “ove le condizioni della strada lo consentano”.
Per rendere sempre più frequenti le “condizioni della strada” che favoriscono una circolazione sicura per tutti si dovrebbero concentrare gli sforzi della politica e delle amministrazioni.
Migliorare le infrastrutture dedicate alla mobilità leggera significa infatti dare spazio di manovra in sicurezza a tutti, biciclette monopattini o automobili che siano. A dare una mano al legislatore c’è una bussola preziosa e ben orientata. Si chiama Cycling Strategy, che il Parlamento Europeo ha impostato con una risoluzione approvata a febbraio 2024, in cui la Ue invita gli Stati membri ad aumentare significativamente gli investimenti nella costruzione di infrastrutture ciclabili e a sostenere politiche industriali per l’intero comparto, con l’obiettivo di raddoppiare i km percorsi in bicicletta nell’Unione Europea entro il 2030 (rispetto al 2019/20).
La risoluzione votata dal Parlamento UE definisce un piano d’azione che potrebbe dare un impulso decisivo alla diffusione della ciclabilità in Europa e al riconoscimento della bicicletta come mezzo di trasporto a pieno titolo, sostenibile e produttivo: meno burocrazia, più infrastrutture e maggiore sicurezza per tutti.