Cosa resta di quattro giorni del primo Festival del reportage di Atri? Tante parole interessanti, diversi incontri piacevoli e sei mostre fotografiche che rimarranno allestite fino al 18 agosto. Oltre, chiaro, alla bellezza di Atri, che sembra uno di quei tanti paesi d’Italia identico a come se lo immaginano gli stranieri: tutto viuzze strette, bar con i tavoli all’aperto, buona cucina, belle chiese e gente a discutere in crocchi. Come in tutte le prime volte qualcosa da sistemare c’è sempre, ma insomma, guai se così non fosse. Anche perché questa prima edizione del festival dedicato al reportage giornalistico in tutte le sue forme - carta stampata, video e fotografia - è nato sotto il segno dell’emergenza dovuta al terremoto dell’Aquila che ha cambiato le carte in tavola e ha fatto irrompere la cronaca nel programma. Così si è tanto parlato di terremoto e dei diversi modi di raccontare il dramma: invadente e spesso irrispettoso quello della tv, utile e ovviamente partecipato quelli di radio e giornali locali, attento e profondo quello dei tanti fotografi che hanno testimoniato il sisma.
E al sisma è dedicata una delle mostre più belle del festival, Ore 3.32 curata da Renata Ferri, che raccoglie le immagini di tredici fotografi italiani che in momenti diversi, con approcci ed estetiche diverse, ma con la stessa sensibilità umana hanno cercato di raccontare quel che è successo. E il desiderio di raccontare anima anche gli scatti di Stanley Greene, fotoreporter americano, di cui è stata presentata la mostra Ferite, allestita da Paolo Pellegrin, anche lui al festival con una mostra - Montagne nere - che presenta vedute aeree sulla catena montuosa dell’Hindu Kush. Immagini, quelle di Greene, che portano ad attraversare il terrore del popolo ceceno, i segreti della Russia durante il golpe, l’Afghanistan dei produttori di oppio e nuovamente altre istantanee dall’immensa e fotogenica Russia. Fotografie spesso dure, mai semplici, sempre mosse dal desiderio di testimoniare quel che accade nelle zone meno coperte del pianeta. Perchè alla fine, vien da pensare dopo aver assistito agli incontri di questa tre giorni organizzata da Toni Capuozzo, scrivere reportage, raccontare quel che accade nel mondo, è un dovere, un sofferto piacere e forse, in fondo in fondo, anche una missione.
Info: ingresso comulativo a tutte le mostre che si tengono in diversi palazzi del centro di Atri, euro 15. Orario: 16-22. Visita il sito