Difficile dire che cosa renda una città più o meno sana di un’altra. Certo, l’inquinamento atmosferico è una variabile determinante perché l’aria che respiriamo alla lunga rischia di farci ammalare. Così come è importante la superficie verde per abitante. Ma nelle classifiche di questo genere – l’ultima l’ha stilata il sito Lenstore – vengono prese in considerazione anche altre variabili come la quantità di ore di luce l’anno, la media di ore lavorate dagli abitanti, il tasso di obesità e il numero di attività ricreative all’aperto che la città offre, ma anche il costo medio di una palestra pe tenersi in forma.
Così in cima a questa particolare classifica si troverebbe Amsterdam, seguita da Sydney e Vienna. Subito dietro le capitali scandinave, Stoccolma, Copenhagen ed Helsinki. Ma nelle prime dieci, oltre alla giapponese Fukuoka, compaiono anche Berlino (dove si lavoro sorprendentemente poco) e Barcellona, che per molti anni ha incarnato l’ideale di città dove trasferirsi per vivere sani e felici in riva al mare. Al contrario in fondo alla classifica una megalopoli sterminata e inquinata come CIttà del Messico, seguita da Mosca e New York.
E l’Italia? L’unica città presa in esame da Lenstore è Milano, che ahinoi non si classifica per niente bene. Il capoluogo lombardo infatti è quintultimo tra le 44 città prese in esame, colpa delle ore di sole che sono relativamente poche, dell’inquinamento atmosferico e delle tante, troppe, ore spese a lavorare. Perché lavorare – tanto – non sempre coincide con una vita sana e felice.