Cinquant'anni fa il disastro del Vajont devastò un paesaggio, eliminò il paese di Longarone e i suoi abitanti, cambiò il destino di intere generazioni. La diga è diventata sinonimo di tragedia. Tragedia che attira ogni anno frotte di curiosi, morbosamente attratti dalla disperazione, o indignati che vogliono capire come sia stato possibile. Raramente qualcuno cerca qualcosa oltre la diga.
Per questo il lavoro che Dolomiti Contemporanee sta svolgendo a Erto e Casso (Pn) è ancora più importante. Il loro progetto è quello di riportare vita nella zona attraverso l'arte e mostrare alla gente una prospettiva diversa, meno orientata al passato e più interessata a un futuro possibile. Dal luglio 2011 i loro progetti hanno coinvolto il territorio attivamente con una serie di mostre e installazioni di grande valore e significato. A Casso hanno riaperto la scuola elementare chiusa dal 1963 trasformandola in uno spazio espositivo versatile con vista sulla ferita del Toc, il taglio netto nella montagna dalla quale si staccarono 260 milioni di metri cubi di terra e roccia che diedero il via alla tragedia. Un modo per andare oltre la diga e quello che significa, proponendo una prospettiva alternativa.
Martedì 5 marzo il progetto va anche oltre grazie all'idea dell'artista Stefano Cagol: un potente fascio di luce, lungo 15 chilometri, verrà proiettato sopra la diga del Vajont. Una linea di luce che va oltre il passato che rappresenta quel segno sulla montagna, proponendo una visione nuova, luminosa e in grado di superare l'ostacolo.
Mercoledì 6 marzo un secondo raggio di luce sarà proiettato a Cortina d'Ampezzo dove colpirà la Parete Sud della Tofana di Rozes, uno dei bastioni dolomitici più rappresentativi, patrimonio dell'Umanità Unesco. Una celebrazione della natura insolita, potente, ipnotica che Stefano Cagol farà viaggiare poi in tutta Europa fino alla Triennale di Barents, Kirkenes, al Circolo polare artico. Ben oltre la diga del Vajont. Basta seguire la luce.