Visita al Museo del Bardo e alla città, per capire com'è la situazione oggi
La Tunisia è ancora pericolosa? Ritorno a Tunisi a un mese dall’attentato
21 aprile 2015
di Silvestro Serra
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Esattamente un mese dopo l'assalto terroristico, siamo voluti tornare al museo del Bardo di Tunisi, teatro dell'incursione degli attentatori con 22 vittime tra i turisti (tre italiani e poi spagnoli, giapponesi, polacchi, francesi, inglesi...) che erano in visita nel più importante museo del Paese. Oltre la grande lapide di mosaico che ricorda i loro nomi sotto la scritta: “In memoriam”, si passa attraverso il metal detector come in aeroporto.
Dentro, alle pareti e sulle teche di cristallo che proteggono reperti archeologici unici (il museo conserva la più grande e rara collezione di mosaici romani al mondo), sono stati volutamente lasciati i segni delle pallottole dei mitra sparati contro i visitatori. Ma a parte questo, sul museo come su tutta la città, la vita ci è sembrato abbia ripreso il suo vivace corso e la calma regna sovrana. Le manifestazioni popolari di massa che hanno protestato in maniera spettacolare e unitaria contro questo sanguinoso tentativo di coinvolgere anche la Tunisia nel rogo che brucia il Medio Oriente hanno avuto il loro effetto. Tra le folle sciamanti di persone nei bazaar come nei caffè all'aperto si avverte la scarsa presenza di turisti stranieri. Niente gruppi, clacson di pullman, navi di crociera alla fonda, vociare di comitive, gracchiare di altoparlanti.
Dappertutto, dalla più bella Medina del Mediterraneo, sovrastata dalla Khasba tra le antiche mura del centro storico, al foro e al porto dell'antica Cartagine, fino alle località residenziali sul lungomare a nord di Tunisi, da Sidi Bou Said, la Capri di Tunisi, a La Marsa e a Gammarth (i quartieri più chic della città ) e sulle spiagge più belle, abbiamo avvertito un rassicurante controllo del territorio da parte di polizia ed esercito.
L'estremismo terroristico non pare sia riuscito a colpire a fondo una società che sembra aver sposato definitivamente la scelta di convivenza civile e interreligiosa. Così nei ristoranti, in piazza e sulla spiaggia abbiamo visto persone di ogni tipo, abiti di ogni foggia e ragazze in minigonna e jeans passeggiare insieme, accanto e pacificamente con altre ragazze con il velo a raccoglierne i capelli. L'impressione netta che abbiamo avuto girovagando in lungo e in largo per Tunisi è che la (comprensibile) grande paura stia passando e che sia il tempo di riaffacciarsi in sicurezza su questa costa, così vicina all'Italia e così ricca di spunti turistici (storia, mare, archeologia, arte, gastronomia, avventura, sport, benessere...) e a prezzi decisamente abbordabili.