L’ennesima settimana della moda milanese è finita. Altre, nel resto del mondo, stanno per cominciare all’apparenza incuranti della crisi, della flessione delle vendite e della congiuntura ancora negativa. Eppure il circo della moda riesce ad andare oltre il glamour delle passerelle e delle vetrine chic. È innegabile, infatti, che oltre a muovere dei consistenti capitali, realizzi anche cultura. Ecco perché, nel mondo, sorgono musei ad hoc dove sono esposte le creazioni di stilisti di ogni epoca, quasi a voler testimoniare un percorso estetico davvero affascinante.
A cominciare da Anversa, in Belgio, dove il ModeMuseum, noto anche come MoMu, è una delle istituzioni più originali della città. Collocato nello stesso edificio delle scuola di moda, si propone di trasformare in oggetti d’arte le creazioni di stilisti locali e non solo. Fino a febbraio, per esempio, protagonista è la maison del lusso belga Delvaux. Il Made in England in tutte le sue forme riempie le sale del Fashion and Textile Museum di Londra, mentre una mostra dal titolo American Beauty parte il 6 novembre (fino al 10 aprile 2010) al Fashion Institute of Technology di New York. Sostenere la creatività e lo stile sono punti chiave in questi musei. Quello che da anni si attende anche in Italia. Il progetto per il museo della moda a Milano c’è, lo spazio per realizzarlo pure, la disponibilità degli stilisti italiani di mettere a disposizione pezzi unici delle collezioni pure. Purtroppo però, tra le tante gru che svettano sul capoluogo lombardo manca proprio quella.
Nel frattempo alcune grandi firme nazionali non stanno a guardare e si danno da fare su altri fronti. L’arte contemporanea, per esempio, con due tra le fondazioni del settore più attive: la Fondazione Prada, con il suo spazio in via Fogazzaro a Milano (in attesa dell’inaugurazione della nuova struttura) e la Fondazione Trussardi, con sede espositiva itinerante sempre a Milano. Forse un giorno torneranno a esporre anche abiti e accessori, basta solo che ci sia lo spazio ad hoc.