Complice il periodo estivo, a molti sarà sfuggito che due regioni del nostro Paese hanno modificato i propri confini. Si tratta dell'Emilia-Romagna, che si è rimpolpata, e delle Marche, che invece sono dimagrite... E' la prima volta che succede nella storia dell'Italia repubblicana.
Un tempo i confini degli stati variavano in seguito alla guerre: lo stato vincitore otteneva nuovi territori a scapito dello stato perdente confinante. Gli esempi sono innumerevoli, come l'Alsazia e la Lorena in continua altalena tra Francia e Germania. Oggi però per fortuna non sono le guerre ma i referendum (consultivi) fra la popolazione a mettere in moto l'ingranaggio della modifica dei confini.
Ebbene, quasi tre anni fa, nei giorni 17 e 18 dicembre 2006, gli abitanti di sette comuni della val Marecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello) furono chiamati a pronunciarsi sul passaggio dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna. Motivazione: la zona, storicamente, era sempre appartenuta alla Romagna. Il referendum raggiunse il quorum (votò il 67% degli aventi diritto) e i sì vinsero.
Questa estate il Parlamento italiano ha dato il via libera al passaggio con un'apposita legge (la n. 117 del 3 agosto 2009) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 188 del 14 agosto 2009 che modifica l'assetto territoriale della Provincia di Pesaro e Urbino, nella Regione Marche, che perde i sette Comuni, e della provincia di Rimini, in Emilia-Romagna, che li acquisisce.
La notizia ha una notevole rilevanza anche dal punto di vista turistico perché alcuni dei sette comuni sono importanti mete di visite storico-artistiche. In primis San Leo, fra l'altro Bandiera arancione del Tci, arroccato su una rupe, con il castello disegnato dall'architetto senese Francesco di Giorgio Martini, che fu la prigione di Cagliostro e di molti patrioti antipapalini. Ma anche Pennabilli e Novafeltria, importanti centri del Montefeltro ricchi di storia e di testimonianze artistiche.