Un “green deal”, ovvero un patto per lo sviluppo sostenibile, rivolto alle foreste dolomitiche dopo la sciagura della tempesta Vaia è stato presentato lo scorso 15 gennaio da diversi rappresentanti della società civile trentina (associazioni del privato sociale ed ambientaliste, rappresentanze del mondo dell’impresa, delle professioni e della ricerca), tra cui il Touring Club Italiano.
Nell’ultima settimana di un caldo ottobre, quello del 2018, una enorme depressione meteorologica ha scatenato una tempesta di vento e pioggia che tra Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia ha raso al suolo più di 40.000 ettari di meravigliosi boschi, abeti rossi, bianchi, larici, schiantati e strappati dalla furia degli elementi. Ci ricordiamo tutti le immagini aeree che ritraevano distese di alberi a terra, allineati, inermi.
Oggi la tragedia ambientale di Vaia può diventare un’opportunità anche attraverso l’iniziativa dal basso dei cittadini e delle loro rappresentanze, un movimento che il Touring Club Italiano appoggia con convinzione. La proposta, pertanto, non  intende sovrapporsi a quanto fatto fino ad ora dalle istituzioni nel dopo-Vaia, ma punta a creare nuovi livelli di responsabilità, sviluppando consapevolezza e iniziativa a partire dalle rappresentanze sociali e poi dagli enti intermedi e dalle istituzioni per rilanciare le politiche per la montagna sia in chiave di protezione sia per quanto riguarda uno sviluppo compatibile con i sui delicati equilibri.
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Vaia è anche la dimostrazione di quanto possa succedere quando, a livello globale, si superano i limiti dello sviluppo e di sopportabilità della biosfera. “La nostra generazione – si legge nel documento – è pertanto chiamata ad assumersi delle precise responsabilità per abbassare gli attuali livelli di consumo, contenere le devastanti emissioni di CO2 e mettere in campo le migliori azioni volte ai cambiamenti di paradigma quali l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, un sistema della mobilità non invasivo ed inquinante, un modello produttivo, agricolo e turistico sostenibili”.
I firmatari propongono un’azione straordinaria per il rilancio della filiera del legno e la messa in sicurezza del territorio attraverso un green deal che intervenga in forma sinergica sul tessuto forestale compromesso da Vaia sia a livello naturalistico, in una logica di protezione e differenziazione paesaggistica, sia a livello economico ed occupazionale, con nuove iniziative pubbliche e private in piena sinergia ed integrazione con i settori dell’agricoltura e del turismo.
I riferimenti sono al PNNR nazionale, al PSR provinciale e a tutte le politiche, iniziative, nuovi fondi e risorse che possono essere individuate grazie alla collaborazione fra la società civile e le istituzioni. Sul piano degli interventi una prima proposta riguarda il rilancio della filiera del legno attraverso nuove politiche di intervento pubblico “con il rafforzamento dei servizi forestali e di vigilanza boschiva, l’assunzione di nuovi lavoratori e lavoratrici, la valorizzazione di nuovi profili professionali legati alla rigenerazione delle foreste nonché il rilancio della ricerca e della formazione”.
Una particolare attenzione dovrà poi riguardare le nuove azioni di rimboschimento che dovranno tenere conto della necessità di salvaguardare la biodiversità del patrimonio forestale anche attraverso la diffusione di “specie diverse dall'abete rosso, quali il larice, il faggio, l’abete bianco e, a quote inferiori, altre latifoglie come querce, frassini, aceri, diversificando ulteriormente le formazioni”.
Sono poi necessarie azioni immediate per il contenimento del fenomeno di diffusione del bostrico nonché interventi di supporto e recupero degli spazi compromessi quali le aree naturalistiche di pregio. Vaia può rappresentare una grande occasione anche per una nuova pianificazione del territorio attraverso il modello della zonazione al fine di promuovere le migliori pratiche agro-silvo-pastorali individuando e rafforzando nuove zone di protezione, migliorando il prelievo dove necessario, recuperando alcune aree per l’agricoltura con particolare attenzione alle coltivazioni biologiche e a forme di allevamento coerenti con il modello alpino.
Il bosco rappresenta una grande destinazione turistica di cui la regione coinvolta ha forse poca consapevolezza. Un patrimonio naturalistico e storico all’interno del quale “sviluppare un rapporto olistico con l’ambiente e dove l'attività motoria risulta rilassante, benefica e salutare. In questo quadro, il bosco rappresenta un grande giacimento per un modello turistico orientato alla responsabilità e alla sostenibilità”.
Attraverso la proposta di un nuovo patto di sviluppo per le foreste dolomitiche i firmatari intendono infine promuovere un tavolo di lavoro permanente delle rappresentanze della società civile per avviare momenti di approfondimento e di proposta in tutti i paesi del Trentino e delle altre regioni dolomitiche attivando e coinvolgendo tutti gli attori della filiera del legno (associazioni di categoria, ASUC, Comuni, Provincia autonoma, enti di sviluppo e ricerca) per fare delle foreste un luogo attivo di sperimentazione e proposta di un modello di autogoverno partecipato del territorio e di sviluppo virtuoso e sostenibile che guardi al futuro delle nuove generazioni.
La foresta di Paneveggio / foto Shutterstock
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