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Non c’è quasi città italiana che nella sua lunga storia non sia stata capitale per almeno un periodo, anche breve. Capitali di regni, ducati, marche, comarche, repubbliche autonome e quant’altro. Visto che adesso di capitale ce n’è una sola ecco che tutte vogliono diventare almeno per un anno capitali della cultura.
La prima volta, nel 2015, fu una sorta di compensazione. Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e Siena persero la corsa per diventare Capitale Europee della cultura per il 2019, e il Ministero dei beni culturali decise di istituire la Capitale italiana della cultura per permettere alle cinque finaliste scartate di mettere in mostra la propria intensa vita culturale. L’idea piacque ed ebbe successo di visitatori e così da allora ogni anno viene scelta una città che per 12 mesi diventa la capitale italiana della cultura allestendo un ricco calendario di mostre, eventi, incontri, concerti per festeggiare e farsi conoscere. Quest’anno è la volta di Palermo, prima la fortuna è toccata a Pistoia e Mantova. Nel 2019 toccherà a Matera, che però è stata scelta come Capitale Europea della cultura e dunque avrà un programma di denso e internazionale.
Ma siccome per allestire un programma degno servono tempo e investimenti (il Mibact assicura 1 milione di euro) ecco venerdì 16 febbraio verrà decisa la capitale italiana della cultura per il 2020. Delle 43 candidature avanzate a inizio del processo di selezione – un anno fa – ne sono rimaste in lizza dieci, eccole, in rigoroso ordine alfabetico: Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso. Chi vincerà? Venerdì 16 febbraio si saprà.
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