In Italia si trovano prevalentemente in montagna, ma nel resto del mondo ci sono anche in pianura. Sto parlando dei curiosi “ometti di pietra”, chiamati nel mondo nordeuropeo “cairn”. Sono costituiti da una pila di sassi, uno sopra l'altro, a secco, senza malta, né cemento e hanno la funzione di indicare la strada. O meglio, di rassicurare il viandante che sta percorrendo una pista e non è fuori strada. È un segnale antichissimo, precedente a qualsiasi segnaletica turistica, ed è ecocompatibile con l'ambiente perché è realizzato con i materiali rocciosi del posto.
Ne parliamo perché saranno oggetto di giornate di studio tra il 9 e l'11 di dicembre in Valle d'Aosta, regione che vanta, soprattutto in alta quota innumerevoli “ometti di pietra”. Il 9 dicembre a Valpelline (Ao) sarà infatti inaugurato un monumento dedicato al cairn; l'evento è occasione per sviluppare un dibattito su questo simbolo che testimonia la presenza dell'uomo in territori non antropizzati.
L'11 dicembre invece, sempre a Valpelline, si terrà il convegno Cairn: l'ometto delle montagne. Esperti e studiosi italiani, francesi, svizzeri e austriaci cercheranno di mettere in evidenza i molteplici significati degli ometti. Interverranno fra gli altri, per parte italiana l'antropologo Annibale Salsa, l'esploratore Franco Michieli e il segretario della Convenzione delle Alpi Marco Onida e il giornalista Enrico Martitet.