Il meglio del meglio per tre e quattordici. Ovvero tutta l’area coperta dalla fotografia contemporanea racchiusa nel cerchio, ampio, di un solo festival. Ad Arles, in Provenza, sono 41 anni che l’estate è consacrata alla fotografia oltre che al pastis. Quarantun’anni in cui, da luglio a settembre, la cittadina francese è invasa da fotografi e mostre, workshop e incontri, concerti e atelier con quelli che di solito si definiscono i mostri sacri della fotografia. Il clou è iniziato sabato 3 luglio e durerà tutta fino al tredici. Dieci giorni in cui Arles diventa davvero il baricentro mondiale della fotografia, giorni in cui non si riesce a muovere un passo senza correre il rischio di entrare in un’inquadratura altrui.
Perchè il bello della prima settimana del festival di Arles (oltre alle mostre, ovviamente, che però durano per quasi due mesi) è che fotografi e fotografanti, photoeditor e galleristi, modelle e semplici amanti dello scatto di tutto il mondo confluiscono nel Sud della Francia quasi fosse una scampagnata tra amici di vecchia data o una riunione di parenti dispersi. Ed è forse come omaggio a questa filosofia sociale e socialeggiante che il festival si chiama Rencontres. In quei giorni è difficile non farsi conquistare dall’effervescenza che regna nella cittadina, che di per sè già merita una visita per il suo teatro romano e per quall’aria da paesone provenzale che tanto affascinava gli impressionisti. Se non si riesce ad andare in quella settimana poco male, tutte le mostre (sono circa 60) rimangono aperte fino al 19 settembre.
Per quest’edizione particolare riguardo ai fotografi argentini in occasione del bicentenario del Paese, ma anche al rock (con una mostra dedicata a Mick Jagger) e alla fotografia legata al cinema. E poi, chi più ne ha più ne metta, perché ad Arles sono rappresentate davvero tutte le ultime tendenze della fotografia contemporanea. Un ottimo modo per chiudere il cerchio.
Info: qui
Arles (Francia), dal 3 luglio al 19 settembre.