
Start-up la cui rivoluzionaria capacità di innovare sta già tracimando dalla Cina a Singapore, dove le bici bianco-gialle di Ofo erano presenti da febbraio e Mobike è sbarcata lo scorso 20 marzo con le sue due ruote high-tech argento-arancione dotate di pneumatici airless e localizzatore gps alimentato dal pannello solare nel cestino.

Ma soprattutto dopo l’annuncio – giusto per dare una dimensione concreta ai programmi pilota ipotizzati a Londra e in altre capitali dell’Unione europea – di un accordo in esclusiva tra Mobike e Foxconn, il gigante industriale cinese che produce gli iPhone per Apple, per la produzione di 10 milioni all’anno di biciclette destinate al bike sharing. E la crescita della domanda di due ruote per i bike sharing sta mettendo in difficoltà le linee di produzione di bici dell’intero pianeta Cina.

È vero che i cinesi sono un miliardo e 300 milioni. E che le start-up asiatiche ci hanno abituato a crescite vertiginose. Ma come hanno fatto Ofo e Mobike a realizzare performance così stellari? Il segreto è nella tecnologia: il bike sharing di nuova generazione abbandona il principio delle stazioni di prelievo e deposito delle bici, corredate da rastrelliere di sosta, per passare alla soluzione free flow. Ogni bicicletta è corredata di localizzatore gps e codice a barre, di solito inciso sul manubrio o sul retro del sellino.
L’abbonato può identificare tramite un’apposita app, identica a quelle del car sharing, la posizione della bici; quando la trova, legge con la fotocamera dello smartphone il codice a barre, attivando la procedura di sblocco del lucchetto antifurto. A fine corsa basta lasciare la bici sul bordo del marciapiede, chiudere il lucchetto e cliccare sulla app per terminare il noleggio.

LUCI E OMBRE DEL BIKE SHARING 2.0
Tutto bene quindi? Beh a sentire chi abita a Pechino e Shanghai, dove Ofo e Mobike spopolano, non è tutto oro quello che luccica: le bici dei due nuovi operatori sono talmente tante che finiscono per ingombrare le strade, abbandonate disordinatamente agli angoli degli isolati, bloccano marciapiedi e attraversamenti pedonali, restano accatastate a centinaia nei pressi delle principali stazioni della metropolitana. Al punto che le amministrazioni locali hanno annunciato provvedimenti draconiani per punire gli utenti indisciplinati e costringere gli operatori a dotarsi di personale che intervenga a sgomberare le strade dalle bici “di troppo”.

Dal sito Techinasia.com arriva invece la voce di Ofo, che dichiara di puntare sul mercato statunitense, sottolineando come intorno al 20 marzo nel quartier generale di Pechino ci fosse in visita proprio Tim Cook, il grande capo di Apple.
C’è un iBikesharing alle porte?
