L’invito è esplicito: «Be an early rider. Help shape the future of self driving cars», ovvero «sii tra i primi clienti, aiuta a modellare il futuro delle auto autonome».
A lanciarlo via web ai cittadini di Phoenix in Arizona è Waymo, la società del gruppo Google che da cinque anni sta sviluppando la tecnologia dei mezzi senza conducente. E deve essere giunta a buon punto, visto che Sergio Marchionne ha annunciato in questi giorni di avere in portafogli un contratto di fornitura di "migliaia" di veicoli per questo innovativo servizio di taxi a guida autonoma.

Per essere arruolati tra gli early rider dei taxi di Waymo basta comunque dimostrare di avere più di 18 anni e compilare un breve questionario online.

ADDIO GOOGLE CAR
Chi, chiamando un taxi di Waymo, si aspetta di veder arrivare la Google Car, il curioso mezzo biposto tondeggiante che ha impazzato sui media, resta di certo deluso. I mezzi autonomi di Waymo, delle monovolume Chrysler Pacifica ibride di colore bianco con sei posti (guidatore escluso) a bordo, sembrano più che altro delle autolettighe.

È l’effetto della presenza di grande contenitore carenato sul tetto: raccoglie le batterie di sensori indispensabili alla guida e culmina in una cupola che pare quella dei lampeggiatori blu dei servizi d’emergenza: in realtà contiene il laser a eccimeri cui è affidata l’interazione con la strada e gli altri veicoli.

Un taxi autonomo Waymo in azione.

COME FUNZIONA?
Dal punto di vista del passeggero, il sistema è iper semplice. Basta cliccare sullo smartphone, confermare la propria localizzazione e indicare la destinazione scelta; nel giro di pochi istanti la app di Waymo risponde disponibilità e tempo d’arrivo del taxi. L’auto arriva, il portellone elettrico si apre da solo, si sale, si allaccia la cintura e si dà il consenso a partire.

A destinazione, procedura inversa: dopo essere scesi, il clic sullo smartphone “libera” il taxi. Un ulteriore sviluppo previsto è quello di taxi collettivo, dove il sistema centrale offre la possibilità – a diversa tariffa – di prendere tutta l’auto o prenotare solo un posto, ovviamente con tempi di percorrenza più lunghi.

SICUREZZA SU PIÙ LIVELLI
Convenzionali nell’estetica, i taxi di Waymo sono un concentrato di altissima tecnologia, non soltanto per gestire la guida ma soprattutto per garantire un elevato grado di sicurezza agli occupanti. La monovolume è dotata di batterie di sensori che operano su livelli diversi: i tre laser a eccimeri del sistema Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging) combinati con 8 telecamere danno al sistema di guida la visione a medio-ampio raggio; sensori e radar monitorano in continuo le aree più prossime, dove potrebbero esserci pedoni o ciclisti.

I radar hanno anche la funzione di “fare da occhi” ai laser in caso di nebbia, neve o pioggia intensa.

La visione delle telecamere e (sopra) lo schema della realtà creato dal sistema di guida.

PRONTI A OGNI EVENTUALITÀ
A garanzia dell’incolumità di clienti e non, i test condotti senza passeggeri già dall’aprile 2017 hanno permesso a Waymo di mettere a punto prima di tutto l’interazione dei taxi con eventuali mezzi d’emergenza; caso tipico: come reagisce il sistema di guida se sopraggiunge alle spalle un camion dei pompieri?

E poi l’operatività in caso di condizioni meteo al limite. Alcune delle prove più estreme sono state condotte nelle vicine aree desertiche (d’estate e d’inverno) e su una speciale pista dotata di impianti in grado di simulare piogge torrenziali e allagamenti della sede stradale.

CHI LI ASSICURA?
Ottenuto l’ok ai test dal ministero dei Trasporti, Waymo ha dovuto affrontare anche la sfida dell’assicurazione, perché a oggi non esistono dati pregressi per valutare gli indici di rischio. La risposta positiva è giunta dalla startup californiana Trov, figlia del gigante assicurativo Munich Re, che già si è specializzata nell’offrire coperture assicurative temporanee su misura in base al profilo web del cliente. Un’ulteriore conferma degli effetti del concetto di veicolo a guida autonoma.

UN PRIMO, GRANDE, PASSO
Waymo in questa prima fase, però, non copre tutta Phoenix, capitale dell’Arizona che conta un milione mezzo di abitanti. In realtà il servizio di taxi autonomo è proposto solo nelle città di Chandler, Tempe, Mesa e Gilbert che fanno parte dell’area metropolitana di Phoenix. 
Poco, verrebbe da dire. In realtà la superficie coperta equivale a due volte quella della municipalità di Parigi, sebbene ovviamente caratterizzata da un’edificazione più rarefatta.

Un taxi Waymo per le strade di Phoenix.
QUANDO SI PARTE?
Seppure "bruciati" dalle anticipazioni di Marchionne al Salone di Detroit sui numeri della nuova fornitura, i dirigenti di Waymo mantengono le bocche cucite sulla data di effettiva offerta a tutti gli utenti e in tutta la città di Phoenix del servizio taxi a guida autonoma.

Ma la corsa contro il tempo è già cominciata, visto che Uber e General Motors prevedono di mettere in campo un’iniziativa concorrente entro i primi mesi del 2019.

Info: waymo.com.