"Sai, a volte sembra che il terremoto sia accaduto in Nepal o in Giappone. Poi spieghi che il 60% degli abitanti del tuo paese ha perso la casa e allora ti guardano in modo diverso". Inizia così la conversazione con Francesco Rapaccioni, avvocato di San Severino Marche (provincia di Macerata) che da molti anni è console Touring e per la nostra associazione ha seguito tanti progetti e tante iniziative. "Sono stato ieri sera alla Scala, parlavo con le maschere e spiegavo la mia situazione di sfollato. Dato che sono appassionato di teatro, volevo vedere Le Nozze di Figaro e ho fatto la follia di fare Marche-Milano-Marche tra il pomeriggio e la notte. Mi guardavano come un alieno: ma come, le zone terremotate sono così vicine anche a noi?".
Chiedo a Francesco com'è la situazione oggi a San Severino. "La situazione non è cambiata molto dai primi giorni del terremoto. Siamo in attesa che vengano pubblicati i dettagli del decreto del Governo; gli sfollati dormono nei camper, nei palazzetti, nelle roulotte. Dal lato pratico l'emergenza continua: stanno iniziando a mettere in sicurezza quello che è pericoloso, ma per molti monumenti danneggiati non si è fatto ancora nulla". La popolazione di San Severino Marche conta circa 10mila abitanti, di cui il 60% ha perso la casa: mentre il centro storico ha retto abbastanza bene ("se fai un giro, vedi negozi aperti, persone che fanno la spesa") nei quartieri periferici la situazione è gravissima. "Sembra che il terremoto abbia colpito a strisce, come se qualcuno avesse passato un evidenziatore in linea retta sulle vie e sulle case. Non puoi immaginarti il silenzio spettrale...".
"Qualche giorno fa, accompagnando una troupe Rai, sono entrato quasi per caso nel Duomo di San Severino" continua Rapaccioni. "Ci siamo accorti che a causa del terremoto c'era stato un distacco di stucchi e intonaci nella zona del coro: distacco che potrebbe continuare mettendo a serio rischio il coro ligneo del Quattrocento, sottostante, una delle opere più preziose della zona. L'abbiamo fatto notare all'amministrazione, che ha detto che avrebbe fatto qualcosa subito. Nessuno aveva ancora monitorato a fondo: e non lo dico per denunciare il fatto, sia chiaro, ma per far capire a che punto è la situazione d'emergenza, come non si riesca a star dietro a tutte le priorità".
Naturalmente la situazione dei paesi è sempre più grave a mano a mano che si procede verso l'epicentro del terremoto. Moltissimi paesi certificati con la Bandiera arancione, il riconoscimento Touring che premia la qualità turistica e ambientale dei piccoli borghi dell'entroterra, sono danneggiati o addirittura distrutti. Piccoli gioielli marchigiani come Camerino, Montelupone, Pievebovigliana, San Ginesio, Sarnano, Urbisaglia, Visso, Acquaviva Picena e Ripatransone (cui si aggiungono Norcia e Vallo di Nera, in Umbria, e Leonessa e Labro, nel Lazio) sono l'ombra di quello che erano. "San Ginesio ha subito danni epocali al patrimonio monumentale. A Pievebovigliana sono sfollati in 600 su 900 abitanti, a Visso le scuole sono state trasferite a 40 chilometri... puoi immaginarti i disagi" spiega Francesco.
Se vi sembra che riaprire un teatro sia in fin dei conti un problema minore, pensate a una piccola comunità e ai suoi centri d'aggregazione che da un giorno con l'altro scompaiono. "Il mio impegno è far sì che la comunità non si disperda. I teatri sono chiusi, il municipio chiuso, le chiese chiuse, gli oratori chiusi con danni importanti... riaggregare è indispensabile per tornare a vivere. Ora le persone si incontrano lungo la strada, di corsa, di fretta, parlano soltanto di chi è sfollato e chi no. Certo, deve prima terminare l'emergenza: speriamo finisca presto" spiega Rapaccioni.
Le Marche sono tra l'altro la regione con più teatri storici d'Italia: per un approfondimento sulla situazione post sisma a San Severino, Matelica e Camerino, si può vedere l'approfondimento di Rai News 24 con intervista al nostro console.
Viene spontaneo domandare a Francesco che cosa possono fare gli italiani per aiutare le Marche e le regioni colpite dal terremoto. "Guarda, spingere l'acquisto di prodotti locali mi sembra un bel gesto: molte aziende sono danneggiate e rischiano di fallire. Anche se pure in questo contesto bisogna stare attenti, si annida sempre la truffa... Ora come ora, la situazione è talmente d'emergenza che l'aiuto fisico, al di là di chi è deputato a farlo come la Protezione civile, serve a poco o addirittura è d'impiccio. Ma poi, quando usciremo dalla criticità, allora servirà tutto: dai container per le scuole alle professionalità più varie, dai contributi per riparare il soffitto di una chiesa alle sponsorizzazioni di piccoli interventi sociali. Ci saranno mille modi per aiutare e intervenire, ognuno nei propri ambiti e nelle proprie possibilità, seguendo un dovere etico che secondo me ogni italiano dovrebbe avere" dice Francesco. Aiutare oltre l'emergenza: un impegno che anche il Touring, nei prossimi mesi, vuole mantenere insieme ai suoi soci.
"I marchigiani sono persone forti e concrete" conclude Rapaccioni. "Già si sono rimboccati le maniche dopo il terremoto del 97-98, sono pronti a rifarlo. Ora è troppo presto e tutto è troppo provvisorio per ripartire... ma sono sicuro che ce la faremo".