
Il visitatore che percorre i gradini di Villa d’Este fino alla sua parte più alta rimane incantato e stordito alla vista della Grotta di Diana: una gemma inestimabile tra ametiste, lapislazzuli, conchiglie, perle di vetro, foglie d’oro, cui si accede dalla Passeggiata del Cardinale sotto la Loggia dei Venti.
Incastonato su una vista spaziale, con i Castelli romani, il Monte Soratte, il corso del fiume Aniene e con la città eterna a fargli da scenografia, è il ninfeo più bello di tutti, che ha ispirato ai tempi quelli di mezza Europa, e che torna a vivere grazie a un restauro finanziato dalla Maison Fendi, da anni in prima linea per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, e all’impegno dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este.
Un prezioso manufatto del Manierismo realizzato su progetto del maestro bolognese Paolo Calandrino e su ispirazione del geniale Pirro Ligorio, l’architetto napoletano a cui si devono la Villa e il suo sorprendente parco, dal 2001 patrimonio dell’Umanità.

L’interno, al cui ingresso sporgono quattro Cariatidi che sorreggono ceste ricolmi di pomi, è decorato con un mosaico di conchiglie, frammenti di pietra, paste vitree e pietre preziose, con aquile, pomi, gigli estensi racchiusi in mattonelle esagonali sul pavimento in terracotta invetriata.
E la voce e i passi si fanno delicati per non disturbare, e rovinare, tanto splendore. Sulle pareti, gran parte delle decorazioni - nove bassorilievi policromi - raccontato la storia delle “Metamorfosi” di Ovidio, tra cui una restaurata e brillante Dafne con le braccia trasformate in rami, che sembra avvincere il visitatore e farlo suo, nelle luci e nelle ombre a effetto, appositamente posizionate nel progetto di restauro costato due milioni di euro e due anni di lavoro.
La Grotta di Diana, cacciatrice e simbolo di virtù, fu costruita tra il 1570 e il 1572 per desiderio del raffinato padrone di casa, il cardinale con ambizioni papali Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este, che nella sua villa volle rappresentare il meglio della cultura cinquecentesca italiana e francese. Non riuscì mai a sedersi sul soglio pontificio, ma vinse la sfida della bellezza e per questo tutto il mondo gli è grato.
Grato per aver trasmesso un immenso patrimonio di arte e di storia, che anche con la ritrovata Grotta di Diana, continua ad insegnare e a sorprendere.
