Sulle prime viene in mente quel famoso scioglilingua dei “trentatrè trentini che entrarono in Trento, tutti e trentatrè trotterallando”. Solo che i Comuni coinvolti sono 32, tutti trentini, tutti a rischio di spopolamento. La storia per una volta “positiva” è quella del contributo di ripopolamento pensato dalla Provincia autonoma di Trento per provare ad attrarre nuovi abitanti nella vallate secondarie.

Come funziona? La condizione di base è non essere residente nel Comune in cui si decide di acquistare casa o di ristrutturala, a meno di non aver compiuto i 45 anni di età, limite in cui si può anche essere residenti. Poi si potrà chiedere un contributo fino a 50mila euro per ristrutturare una casa, contributo che – per chi interviene nelle aree più centrali e storiche potrà arrivare fino a 80 mila euro –, coprendo fino al 40% della spesa nei centri storici e fino al 35% nelle zone periferiche. Chi la compra e la deve ristrutturare, inoltre, potrà ottenere un aiuto extra fino a 20 mila euro.

L’immobile deve essere per forza usato come prima abitazione, oppure può essere  affittato a canone calmierato a lavoratori o cittadini che spostano la loro residenza per dieci anni nel Comune. Il tutto è stato finanziato dalla Provincia con un fondo di 10 milioni di euro.

L’elenco dei 32 Comuni reso pubblico dal Presidente della Provincia è assai variegato e copre tutte le vallate, da quelle più vicine al capoluogo alle più remote. Si va dalla Val di Non dei meleti a perdita d’occhio, con Bresimo Livo, alla vicina Val di Sole dove oltre a Rabbi spicca Vermiglio, divenuto famoso grazie a un film candidato all’Oscar.

Ci sono poi comuni della Val di Cembra terra vocata all’enologia, come Altavalle, Sover e Segonzano, e della zona sotto il Pasubio, come Terragnolo. Ma anche paesi in vallate turistiche, come Sagron Mis, Mezzano e Canal San Bovo nel Primiero e Valfloriana e Campitello di Fassa, nella valli di Fiemme e Fassa.

Per tutti il requisito per essere inclusi nella lista era statistico: aver avuto negli ultimi dieci anni un saldo demografico negativo. E infatti i Comuni individuati hanno registrato un calo che varia tra -0,3% a -20%. Dalla lista sono stati esclusi quelli turistici, che hanno visto un calo a fronte della riconversione degli alloggi in alloggi turistici.

La ratio del provvedimento infatti non è rinnovare il parco case dei paesi, ma stimolare le persone a trasferirsi. «Stiamo parlando di comuni “marginali” molto piccoli, in cui l’immissione di soli cinque nuovi gruppi familiari cambia la vita di un paese», ha spiegato al Corriere del Trentino Ileana Olivo, dirigente provinciale dell’unità di missione che ha individuato i territori e accompagnerà il percorso dei nuovi residenti. L’idea è favorire la coesione sociale e invertire il trend che anche nel benestante Trentino vede sempre più persone scendere nei fondo valle. L’iniziativa è lodevole, resta de vedere se funzionerà davvero.