L'ultimo è stato Günter Grass, il premio Nobel per la letteratura 1999. Il primo, nel 1981, fu il pittore e scultore Bruno Bruni. Tra i due, artisti del calibro di Emilio Tadini e Mimmo Palladino. E nel 2005 Yoko Ono. Sono alcuni tra i prescelti da Peter Femfert, editore d'arte tedesco, e la moglie Stefania Canali, veneziana, storica, per realizzare l'etichetta artistica del loro chianti classico "Casanuova di Nittardi". Quella del chianti 2008, firmata appunto da Günter Grass, è stata presentata pochi giorni fa a Milano. E se per altre case vinicole avere un artista a firmare l'etichetta può essere un lusso o un vezzo, per la Fattoria Nittardi è un dovere. Vi spieghiamo perché.
La Fattoria Nittardi è un luogo sorprendente. A meno di un'ora da Firenze (il Comune è Castellina in Chianti, provincia di Siena), Peter e Stefania sono riusciti a trovare un'angolo di Foresta (Nera?) in pieno Chantishire. Circondato da 120 ettari di bosco e 12 di vigneti, il complesso, in pietra a vista, risale a prima del XII secolo e domina il Chianti da un colle alto 450 metri. Nella casa padronale e nella casa nuova sono stati ristrutturati con grande gusto e attenzione ai particolari sei appartamenti (da 6 a 2 posti letto); nella tenuta si vendono vino, olio e grappa di produzione propria.
Collezionisti prima ancora che viticoltori, i proprietari hanno impreziosito il complesso con opere d'arte (soprattutto bronzi e installazioni esterne), come si può ammirare visitando la Galleria fotografica. Ma soprattutto, sono fedeli a una tradizione artistica che risale a... 500 anni fa. Nel XVI secolo, infatti, il proprietario di questa tenuta, già allora produttrice di chianti, era Michelangelo Buonarroti. Sì, quel Michelangelo maestro assoluto del Rinascimento, pittore scultore e architetto, che affrescò la Cappella Sistina. E che fece dono del proprio vino chianti al pontefice. Lo stesso chianti - ottimo, lo abbiamo assaggiato e non ha bisogno di etichette artistiche per essere apprezzato - oggi illustrato da Grass. Il motivo da lui scelto, la lumaca su grappoli d'uva, ben si capisce leggendo nel suo Dal diario di una lumaca del 1972: "io sono l'incarnazione umana della lumaca. Con il mio impeto ad andare avanti, a guardarmi dentro, con la mia tendenza a trascinarmi, con la mia più profonda inquietudine e impazienza."