C’è un uomo che ha saputo prendere in giro la guerra. Da dentro. Si chiamava Giovanni Guareschi, molti lo conoscono come autore dei romanzi di Don Camillo e Peppone. Ma Guareschi era anche un uomo politicamente impegnato, un’attivista monarchico, un giornalista, uno scrittore umoristico e satirico, e non ultimo, un prigioniero di guerra. Anche durante la sua permanenza nei campi – due anni, prima in Polonia, poi in Germania – fece quello che sapeva fare meglio: far ridere gli altri.

Continuò a pubblicare il suo giornalino, il Candido, anche da prigioniero, in una versione decisamente amatoriale, come potrete immaginare. Per sé stesso, e per gli altri. Ironizzando su tutto, per non perdere mai la speranza, un po’ come avrebbe fatto decenni dopo, Roberto Benigni con il suo film La vita è bella.

Guareschi non voleva solo sopravvivere, voleva continuare a vivere. E ci è riuscito, tant’è che alla fine del conflitto scriverà: «Per quel che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell'oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, io sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno.»

Perché ne parlo qui, su Viaggiare per gioco? Perché è stato pubblicato dagli amici di Oliphante un piccolo grande gioco che parla della guerra in un modo del tutto nuovo. Un modo che sarebbe piaciuto a Guareschi. Non dalla parte dei vincitori, e neppure da quella dei vinti. Perché non parla dell'esito del conflitto, quello che si studia sui libri di storia, ma di ciò che accadeva ogni giorno al fronte, in trincea. Si chiama Ta-Pum! e il titolo italiano riprende una delle canzoni del fronte più popolari.
 

Giochi di guerra ce ne sono un’infinità: possiamo citare, fra i più noti, Risiko! Axis & Allies, Diplomacy. Sono War Games, appunto. Si gioca a fare la guerra.

Nessuno, finora, aveva avuto il coraggio, forse la sfrontatezza, forse semplicemente l’umanità, di affrontare il tema da un punto di vista completamente diverso. Quello dei soldati in trincea. Quelli che aspettano di combattere. Quelli che sperano di tornare a casa.

Quelli che hanno paura di morire.

Ta-Pum è tutto questo. Un gioco cooperativo, o collaborativo, se preferite, in cui si vince o si perde tutti insieme. Originariamente è ambientato in Francia, perché il gruppo di giovani che giura di mantenere la propria amicizia anche durante la guerra e di tornare a casa tutti insieme è francese (come i suoi autori*).
Ma la storia che racconta è accaduta su tutti i fronti, anche quello italiano. Potremmo essere sul Piave. O sul Carso. O sulla Strada delle 52 gallerie, alle pendici del monte Pasubio. I luoghi della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra.

Il gioco prevede che i partecipanti affrontino una serie di missioni – di difficoltà variabile – scartando le carte in proprio possesso e sostenendosi a vicenda. Nessuno deve subire troppi traumi, perché se un solo giocatore muore la partita finisce per tutti. L’obiettivo è superare le avversità – il freddo, la fame, le bombe, il buio…—, fino a raggiungere, in fondo al mazzetto delle carte-tribolazioni, la carta della colomba della pace.

Ogni missione le carte/avversità rimaste in mano modificano la missione successiva: le possibilità di vittoria diminuiscono, e aumentano quelle di sconfitta.
Ta-Pum richiede dunque un duplice impegno, quello collettivo, contribuire a risolvere le missioni in corso, e quello di sostegno – tramite le tessere supporto, che raffigurano una bevanda calda, probabilmente caffè – ai compagni più in difficoltà.
E proprio in questo duplice sforzo sta la bellezza e la forza dell’idea. Si vince restando uniti, ma anche e soprattutto sostenendo i più deboli.

Ta-Pum è un gioco semplice, seppure abbia regole insolite (ma basteranno un paio di partite per assimilarle); una partita dura circa mezz’ora e può essere giocato a difficoltà variabile, facile, medio e difficile. Si gioca da 3 a 5 giocatori e non so dirvi se si sia un numero di partecipanti più consigliabile di un altro: dipende molto dall’ordine in cui escono le carte. Perché anche nel gioco, come nella guerra, a fare la differenza fra chi vince e chi perde è solo la sorte.

*Il gioco è stato ideato da Fabien Riffaud e Juan Rodriguez, ed è stato illustrato da uno dei più apprezzati e  talentuosi disegnatori d’Oltralpe, Tignous, al secolo Bernard Verlhac. Tignous oggi non c’è più: è morto il 7 gennaio 2015 a Parigi durante la strage nella sede del suo giornale, Charlie Hebdo.

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