La spinta di fondo è la stessa di quando, da bambini, si vuole a tutti i costi finire l’album delle figurine. Solo che questo è un gioco da adulti. E non si tratta di collezionare calciatori più o meno famosi, ma Stati. I fanatici di questo sport sono raccolti in alcune associazioni di vanitosi con base in America, che si chiamano Traveler’s century club o Most traveled people. Accolgono, a pagamento - tra  49 e i 100 dollari l’anno -, solo le persone che possono dimostare, passaporto o fotografie alla mano, di aver visitato almeno cento Paesi. I membri del Traveler’s century club sono oltre duemila, viaggiano per lavoro, ma più spesso per diletto. E alcuni di loro, come Charles Veley di San Francisco, sono finiti anche sul Guinness dei primati come la persona che “ha viaggiato di più al mondo”: 349 Paesi, raggiunti nel 2003. E oggi, stando a quel che dice lui - il record non è mai stato omologato - sono diventati 822.

Ma qui sorge una questione non di poco conto. Come si contano i territori visitati? Che rimanda a un’altra ancor più gravosa: quanti sono i Paesi del mondo? Le Nazioni Unite contano 193 stati membri (ultimo in ordine di tempo, il Sud Sudan), cui si possono aggiungere un osservatore permanente (Città del Vaticano) e un ex-stato membro, Taiwan. A questi vanno aggiunti 7 Paesi che vantano una qualche forma di sovranità territoriale, ma sono riconosciuti da una manciata di altri Stati, come nel caso dell’Abkhazia (5), di Cipro Nord (1), del Kossovo (83) e dell’Ossezia del Sud (5), o alle volte da nessuno, come il Nagorno-Karabakh, il Somaliland e la Transnistria, che pure all’ingresso timbrano il passaporto. A questi si aggiungono tre entità che non sono ancora Stati, o forse mai lo saranno, ovvero Palestina, Sahara Occidentante e il Sovrano ordine militare di Malta, che però non ha un territorio. Totale massimo raggiungibile 205, ammesso che vi facciano entrare nella sede del Sovrano ordine militare di Malta (si trova presso il palazzo Magistrale, a Roma, in via Condotti).

Il Traveler’s century club invece di stati “visitabili” ne censisce 321, contando anche terrritori dipendenti, regioni autonome all’interno di stati e raggruppamenti di isole fisicamente separate dalla madrepatria. E sono ancor di più quelli segnalati da Most traveled people, che considera il mondo diviso in 872 territori. Una marea che conta separatamente le 20 regioni italiane, i 50 stati americani, i 18 Länder tedeschi, ma che al conto aggiunge anche, nel caso della Germania, le piccole isole di Helgoland, nel mare del Nord, e l’enclave di Busingen, in Svizzera. Applicando quest’assurda logica, a rigore, anche Campione d’Italia andrebbe aggiunto alla conta.

Stabilito che non c’è un numero definito di Paesi validi, occorre almeno trovare un accordo su come contare la visita a un Paese. Vale semplicemente averci messo piede, anche illegalmente? O serve il timbro sul passaporto, oppure ci si deve dormire almeno una notte? E come la mettiamo con i transiti senza uscire dall’aeroporto?  Anche su questo non c’è accordo. Per i soci del Most traveled people assolutamente no, per altri sì. Insomma, quando si tratta di trovare un accordo tra i grandi viaggiatori finisce sempre come per la figurina di Pizzaballa: non si trova mai.

E voi, quanti Paesi, territori e affini avete visitato?