Una decisione questa che potrebbe colpire significativamente il settore turistico egiziano che a oggi rappresenta l’11,3 % dell’economia del Paese maghrebino. Anche se all'agenzia Reuters il portavoce del ministero degli Esteri, Badr Abdelatty, ha dichiarato che «nulla cambierà per i gruppi turistici, che potranno continuare ad ottenere il visto all’arrivo». E i gruppi organizzati costituiscono ancora la maggior parte degli arrivi nel Paese.
L’Egitto in questi anni ha vissuto un’altalena nell’arrivo di turisti stranieri: se nel 2010, ultimo anno dell’era Mubarak erano stati 14,7 milioni, l’anno successivo erano scesi a 9,8, per risalire un poco nel 2012, 11,5 milioni, e calare a circa 10 milioni nel 2013. Il ministro del turismo, Khaled Ramy, ha dichiarato nei giorni scorsi alla Reuters che il Paese spera di arrivare a 20 milioni di arrivi entro il 2020. Ma di certo questa decisione non aiuterà la crescita.
AGGIORNAMENTO A LUGLIO 2015
L'ultimo avviso del Ministero degli affari esteri relativo all'Egitto risale al 2 luglio 2015 (www.viaggiaresicuri.it) e recita: "ove si decidesse di intraprendere un viaggio turistico in Egitto, si raccomanda in ogni caso di affidarsi a Tour Operator professionali. In generale per tutti i viaggi nel Paese si raccomanda di affidarsi ad agenzie di viaggio che diano garanzia di serietà e di esperienza". La Farnesina conferma altresì la raccomandazione di "evitare i viaggi non indispensabili in Egitto in località diverse dai resorts situati a Sharm el-Sheik, sulla costa continentale del Mar Rosso, nelle aree turistiche dell'Alto Egitto e di quelle del Mar Mediterraneo, ove mantenere comunque elevata la soglia di attenzione in quanto, seppur sottoposti a controllo da parte della autorità di sicurezza, non possono essere considerati completamente immuni da possibili minacce".