Niente di tutto ciò in Italia, dove le biciclette al seguito sono ammesse al più sui convogli regionali. E viste come Ufo su Frecciarossa, Italo e, comunque, convogli a lunga percorrenza. L'unico modo, in Italia, per portare con sé la bici è smontarla e riporla in una sacca chiusa con dimensioni massime 80x110x40 centimetri. Chi ha combattuto la battaglia per il ripristino dell'abbonamento ferroviario annuale per le bici in Emilia-Romagna può testimoniare quanto le due ruote siano viste con favore. Fa eccezione l'Alto Adige, dove però il successo – specie d'estate – della formula bici+treno ha messo in difficoltà il servizio, “rinforzato” in val Venosta da furgoni e carrelli navetta che suppliscono alla carenza di spazio a bordo dei convogli.
Il clima “bicifobo” sui treni potrebbe però cambiare radicalmente. Da Montecitorio, infatti, arriva la proposta di “aprire” alle biciclette tutti i convogli circolanti in Italia. Alta velocità compresa. Protagonista dell'iniziativa il deputato Paolo Gandolfi, relatore in Commissione Trasporti del nuovo Codice della strada e coordinatore del Gruppo interparlamentare per la mobilità nuova e ciclistica.