Perse tra le onde dell’Atlantico settentrionale, abbastanza in alto nella mappa d’Europa sopra la Scozia, ci sono le isole Fær Øer, arcipelago di 18 isole che costituisce un territorio autonomo danese, geograficamente situato a metà strada tra la Norvegia e l’Islanda. Delle Fær Øer, si conosce poco, se ne è parlato giusto qualche anno fa quando la Nazionale italiane incontrò i semiprofessionisti delle Fær Øer in una partita delle qualificazioni agli Europei. Distano 36 ore di traghetto (il Norröna) dalla Danimarca, cui sono collegate quotidianamente dai voli Atlantic Airways e SAS, e sono isole alquanto accoglienti, con più pecore che abitanti (meno di 50mila).
Da qualche anno poi le Fær Øer, complice il successo dei Paesi del Nord che si sono conquistato un posto nell’immaginario turistico, conoscono un buon successo di visitatori. Merito dalla capacità di accoglienza degli abitanti che si preparano tutto l’anno per quei pochi mesi di bel tempo dove le isole brulicano, si fa per dire, di vita. Perché l’attività principale da fare è godersi la tranquillità di una natura incontaminata, con lunghe passeggiate o escursioni in barca. Senza però rinunciare a lussi e agiatezze, come mangiare all’unica stella Michelin “faroese”, il ristorante KOKS. O alloggiare nel primo boutique hotel, l’Hotel Havgrím, da poco aperto nella capitale Tórshavn.
Oppure agli eventi culturali che animano la luminosa (il sole praticamente non tramonta mai) estate dell’arcipelago: come il Seafood festival (5 maggio): la Notte della Cultura a Tórshavn, il primo venerdì di giugno. O i tanti eventi musicali, come il G-Festival (11-14 luglio) nel villaggio di Gøta e il Summer Festival, 9-11 agosto a Klaksvik. Conviene andare a guardare sull’Atlante dove stanno le Fær Øer.