Il Villaggio Leumann, nel Comune di Collegno, è uno dei più straordinari esempi europei di archeologia industriale e di urbanistica sociale d’inizio Novecento. Fu costruito da un imprenditore svizzero, Napoleone Leumann, per le maestranze del proprio cotonificio. Un insediamento modello per gli operai e le loro famiglie in un’epoca in cui le condizioni di vita dei lavoratori erano spesso precarie.
Tutto ha inizio nel 1874 quando a Collegno – legato al monumentale complesso di origine monastica della Certosa, dal 1853 sede dei uno dei più grandi manicomi d’Italia – la famiglia Leumann, di origine svizzera, acquista un appezzamento di terreno per realizzare i primi capannoni in cui spostare la produzione di una piccola tessitura di cui erano proprietari a Voghera. Insieme all’azienda arrivano da Voghera un centinaio di operai, necessari per avviare la produzione e insegnare il mestiere ai nuovi assunti, in gran parte contadini e lavoratori provenienti da Torino grazie al trenino che collegava piazza Statuto con Rivoli e le zone dove stanno nascendo nuove attività.

Nel 1887 al comando dell’azienda arriva Napoleone Leumann che intuisce presto che per fidelizzare gli operai deve portarli a risiedere vicino al cotonificio e assicurare loro un certo benessere. Nel 1892 decide quindi di erigere intorno alla fabbrica una serie di villini in grado di ospitare da una a quattro famiglie, dotati di tutto ciò è necessario per l’epoca: acqua, luce, un orto, servizi comuni.
L’affitto viene detratto dalla busta paga. Il villaggio, costituito da 120 alloggi, è progettato dall’architetto torinese Pietro Fenoglio con una scuola elementare, la Chiesa di S. Elisabetta, il dopolavoro, il convitto per 250 operaie una mensa, una biblioteca. E ancora un teatro, una palestra, un club sportivo, un’infermeria e persino una cooperativa alimentare dove si paga con la moneta emessa dall’azienda. La fabbrica stessa offre assistenza sanitaria, educativa e culturale ai dipendenti.
Con la progressiva crisi del settore tessile che nel 1972 porta alla chiusura dell’azienda, già passata dai Leumann a una Spa, il comprensorio rischia di scomparire. Solo grazie alla lotta dei suoi abitanti che si organizzano in comitati e associazioni e riescono, facendone riconoscere il valore storico e architettonico, a bloccare il progetto speculativo che mira a impossessarsi del terreno su cui sorge, il complesso sfugge alla distruzione. Il Comune di Collegno, vincola il borgo e, grazie ai fondi della Regione Piemonte, compra i villini, mantenendone gli abitanti. Gli edifici vuoti vengono invece riassegnati in base alla graduatoria delle case popolari. Oggi il villaggio, oggetto di una serie di restauri finanziati col Pnnr, è tornato a mostrare il suo vero volto e a ospitare non solo residenti ma anche mostre, eventi culturali e visite guidate, ora anche in autonomia grazie a un’app con cui si interagisce sul posto.
