In Italia abbiamo tre parole – trattoria, osteria o taverna – per indicare la stessa cosa, un luogo tradizionale dove mangiare cibo locale in un ambiente caloroso e non troppo pretenzioso. In croato tutto questo si riassume in una sola parola: Konoba. Di Konobe è piena l’Istria, ristorantini a conduzione famigliare, dove si può assaggiare la tipica cucina casalinga istriana, tramandata di generazione in generazione. Ristorantini che tra funghi, tartufi e variazioni locali della pasta danno il meglio in autunno. Appena passato il confine a Umago, fino a Pola, passando per Parenzo e le cittadine dell’ondulato entroterra istriano, se ne trovano un po’ ovunque, e formano una vera e propria mappa gourmet che può diventare ispirazione per un itinerario autunnale nella penisola a due passi dal confine italiano.
Tra antiche mura di pietra, nelle konobe vengono serviti piatti “di una volta” come la supa (zuppa) istriana di vino rosso, condita con un goccio di olio d’oliva, un po’ di sale, pepe e una fetta di pane fatto in casa e tostato. O ancora il vitello cotto sotto la campana (peka in croato), la lombata di maiale e le salsicce accompagnate da crauti e poi i fuži (un tipo di pasta), gli gnocchi al sugo di selvaggina, gustose maneštre (minestrone tipico istriano) di verdura e, come antipasti, pecorino locale, prosciutto istriano e pancetta fatti stagionare al vento di bora. Tra le specialità che meritano una menzione a parte, i piatti a base di boškarin, il bovino autoctono istriano. Infine, per chiudere in dolcezza, da provare le frittole (frittelle), i crostoli (cenci) e i cukerančići(biscottini). Ce ne sono per tutti i gusti e tutte le tasche, alcune citate nella Michelin, molte premiate dalla guida Gault-Millau, la più seguita nel mondo germanico.