Dopo quattro anni di silenzio forzato, la cattedrale di Notre Dame è tornata a raccontare la sua e la nostra storia: le grandi vetrate finalmente restaurate filtrano la luce vibrante della rinascita, e la nuova guglia si erge a simbolo di resilienza tra gli oltre 54 gargoyles che presidiano di nuovo il perimetro della cattedrale e primo luogo di culto di Parigi, nonché patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. 

All’interno, oltre alla ritrovata e iconica statua de La Vierge e l’Enfant, si snoda l’innovativo percorso multimediale che si somma ai più classici tour e alle messe, e guida i visitatori in un viaggio nel tempo, dalle origini medievali della cattedrale fino ai giorni nostri, e nello spazio di un monumento storico che affonda le sue fondamenta addirittura nel 52 a.C, sui resti di un tempio pagano dedicato a Giove. 

La coda per entrare a Notre Dame, Parigi, il 15 dicembre 2024 - foto Shutterstock
La coda per entrare a Notre Dame, Parigi, il 15 dicembre 2024 - foto Shutterstock

In rinascita

Dove Lutetia Parisiorum è nata, Parigi rinasce nel 2024 D.C., dopo il terribile incendio che ha distrutto il tetto e alcune volte sottostanti della sua cattedrale, il 15 aprile 2019: 2059 giorni dopo, il 7 dicembre 2024, l'arcivescovo ha riaperto le porte al Presidente della Repubblica Emmanuel Macron e ai capi di stato di governo mondiali, oltre a un nutrito gruppo di celebrities, in una veglia che, nonostante le note del Magnificat, è risultata più mondana che religiosa, quasi che la chiesa madre dell’arcidiocesi parigina, in questa sua seconda vita di fenice risorta dalle ceneri, punti a farsi teatro, e non solo luogo di culto.

Location principale, insomma, di una capitale che non smette di attrarre, sorprendere, sedurre e… fare cassa. La fortunata serie tv di Netflix Emily in Paris, dal 2020 giunta alla quarta stagione, è la più vista sulla piattaforma, attrae qui la Gen Z  da tutto il mondo e sta cambiando il mercato (e i relativi introiti) del product placement, tanto che Macron non si è detto felice della svolta italiana e delle puntate ambientate a Roma. Ne ha fatto, cioè, una questione di stato. E lo è, dal momento che i turisti a Parigi sono oltre 15 milioni ogni anno e generano quasi 40 milioni di dollari di PIL.

La locandina della seconda stagione di Emily in Paris, Netflix
La locandina della seconda stagione di Emily in Paris, Netflix

La vie en reel

Tra selfie e luoghi iconici, tappe obbligate e caffè social, la ville lumière è tutta un set in cui, a ogni passo e ogni flash, ci si sente protagonisti o registi del proprio personalissimo film, fosse anche soltanto un reel per Instagram: da Notre Dame alla Tour Eiffel, dal Musée d’Orsay al Carnevalet, dall’Orangerie alla Saint Chapelle nella Conciergerie, agli spettacoli son et lumière nell’Eglise Sainte Eustache o l’Arc de Triomph (visitabile al suo interno, fino in cima) fino alla Bourse de Commerce by Pinault o la Fondazione Louis Vuitton, è tutto un creare contenuti, ricordi, immagini che fermano il ritmo di una città inarrestabile e in divenire in ogni quartiere. Pardon, in ogni arrondissement.

Dopo la corsa contro il tempo e i batteri della Senna per le Olimpiadi dello scorso giugno, ora è una gara tra mostre, fuochi d’artificio, eventi e appuntamenti per celebrare la città che fluctuat nec mergitur, naviga e non affonda, proprio come i bateaux mouches che solcano il fiume e collegano le sponde, la rive Droite alla rive Gauche, fino a La Défense.

Bourse de Commerce - Pinault Collection - foto Shutterstock
Bourse de Commerce - Pinault Collection - foto Shutterstock

Tendenza oasi

Eppure si può trovare riparo dalla folla dei selfie. A pochi metri da Montparnasse e dal suo celebre cimitero, dove sono sepolti, tra gli altri, Charles Baudelaire, Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Samuel Beckett e Man Ray, c’è il compatto ma fondamentale Musée Bourdelle, costruito intorno e dentro lo studio dello scultore francese Antoine Bourdelle (1861-1929): oltre 500 opere ovvero sculture in marmo, bronzo e gesso, ma anche dipinti, pastelli e schizzi preparatori dell’allievo e assistente di Auguste Rodin (e un bistrot che merita un assaggio, Rhodia). Ma è nel giardino che l’arte di Bourdelle diventa strumento di contemplazione e forse di meditazione, con le maxi sculture Héraklès archer e il drammatico Centaure mourant

Il Museo Bourdelle - foto Federica Brunini
Il Museo Bourdelle - foto Federica Brunini

Un’oasi nella frenesia urbana, che induce a cercarne altre sparse per la città. Girovagando tra i giardini e le gallerie coperte del Palais Royal, o nel parco del Bois de Vincennes, tra sentieri, laghi e spazi per picnic, ma è nel Jardin des Serres d'Auteuil, uno dei quattro poli dell’Orto Botanico di Parigi, che personalmente trovo il mio piccolo Eden tra le serre storiche in ghisa dipinta di turchese e le loro piante esotiche e rare.

Una serra del Jardin des Serres d'Auteuil - foto Shutterstock
Una serra del Jardin des Serres d'Auteuil - foto Shutterstock

Dulcis in fundo

Infine un caffè, magari accompagnato da quel qualcosa di dolce… che porta prima in place Dauphine, a qualche manciata di metri dalla Sainte Chapelle e da Notre Dame, e poi al cuore dell’Avenue de l’Opéra, indirizzo “affollato” ma dove pure trovo il mio loisir di pace: è una cioccolateria, anzi un galleria d’art chocolatier dove le creazioni della trentatreenne Jade Genin, erede di Jacques, solleticano gli occhi prima che il palato, e poi entrambi, in una combinazione di sensi e di esperienze tra gusto e design. 

La stessa atmosfera - quella ovattata di un luogo nel cuore pulsante della Ville Lumière, eppure riparato - che si ritrova nel bar e ristorante di Maison Bréguet, boutique hotel con spa alle porte del Marais e della Bastille che ha affidato la cucina allo chef Adrien Milliand e il bar a Stephane Marais, un duo che sa bene cosa servire in una Parigi sempre più caleidoscopica: ovvero ricette e drink rassicuranti, pur nella creatività delle loro rivisitazioni. 

Un po’ come la cattedrale di Notre Dame, rivisitata eppure fedele a se stessa.

La cioccolateria di Jade Genin - foto Mathusian Belt
La cioccolateria di Jade Genin - foto Mathusian Belt
Il bar della Maison Bréguet - foto Federica Brunini

INFORMAZIONI