La macchina fotografica se l'è messa al collo fin dal 1954, quando entra a far parte del circolo fotografico veneziano La Gondola. Da quel momento non se l'è più tolta, diventando uno fra i fotografi italiani più apprezzati a livello internazionale.
Osservatore di un'Italia, sopratutto, che attraversa decenni densi di trasformazioni culturali e sociali, Gianni Berengo Gardin ha affidato ai suoi scatti il compito di essere documenti storici per raccontare quello che si svolgeva davanti ai suoi occhi, riconoscendo alla fotografia una precisa funzione culturale. In una nota intervista, al collega Frank Horvat dice proprio che, in fondo, la foto artistica non gli interessa. Quello che gli interessa "è il documento. Indubbiamente la fotografia è un fatto culturale, su questo non ci piove. Ma non so fino a che punto la si debba considerare un'arte".
A questo principio si ispirano tutti i suoi scatti, da quelli dal taglio più spiccatamente sociale a quelli dedicati alle città e al paesaggio. Al paesaggio Berengo Gardin si dedica molto con il Touring e per il Touring, divenendo uno dei nomi di punta della "scuola di fotografi Touring". L'incontro con l'associazione risale al 1961, complice una città. Due suoi scatti a colori di Piazza San Marco a Venezia, città in cui Berengo è cresciuto, giungono al Touring in occasione del 7° Premio di Fotografie a Colori bandito sulle pagine della rivista "Le Vie d'Italia" e vincono il primo premio. É l'inizio di una collaborazione che durerà trent'anni.

L'Italia di Berengo Gardin per i volumi del Touring: la rivoluzione delle persone, oltre al paesaggio
Suoi servizi fotografici cominciano a comparire negli anni successivi sulle riviste dell'associazione. La prima, vera collaborazione risale però al 1966, quando lavora per un volume sulla Puglia pubblicato l'anno successivo: è a partire da quell'anno che Berengo comincia a viaggiare per la penisola, per documentare in bianco e nero un'Italia che veniva raccontata nei volumi della collana "Attraverso l'Italia", un atlante del paesaggio con cui il Touring dal 1930 ha mappato e raccontato ogni regione facendo leva sulla forza comunicativa della fotografia, affidandole la parte da protagonista, facendola prevalere sulla parola scritta.

Volumi entrati nelle case delle centinaia di migliaia dei soci del Touring, che hanno contribuito a creare nella collettività un immaginario ben preciso della penisola. In quell'occasione, il suo sguardo svela una Puglia che andava incontro, in quegli anni, ad una progressiva scoperta e trasformazione in destinazione turistica.
Molti gli scatti dedicati alle città, alle architetture, alla campagna, all'agricoltura, ad una documentazione accorata e attenta del territorio, che rispondeva all'intento divulgativo di quei volumi. Ma la collaborazione con Berengo ha segnato, in qualche modo, una rottura, ha portato ad una rivoluzione dell'impostazione di quei volumi.
Io fotografo la gente che normalmente non viene fotografata
Dalle campagne fotografiche frutto dei suoi viaggi e del lavoro fianco a fianco con Giuliano Manzutto, curatore di molti dei volumi di Attraverso l'Italia, emerge una novità che segnerà tutti i volumi fotografici successivi: compaiono le persone. Ad animare il paesaggio, ad abitare le città, a lavorare i campi, ad indossare abiti tradizionali e usanze, sono le persone che Berengo Gardin fotografa.

Un'umanità varia, immortalata in gruppo, in momenti casuali, in momenti di collettività o cui dedica intensi ritratti, che costituiscono una galleria di volti e di persone che raccontano, in altro modo, le città e i paesaggi che abitano - un neorealismo fotografico che assume un'impronta fortemente personale, fin dai primi scatti. Sarà, questa, una costante che attraversa tutto il lavoro di Berengo Gardin per il Touring, proseguito con alcuni volumi della collana Attraverso l'Europa e con altri volumi tematici, che hanno indagato l'architettura industriale e fissato su pellicola una civiltà contadina che stava per trasformarsi sotto la spinta degli anni Ottanta.
Fra le persone su cui si posa l'obiettivo di Berengo, gli anziani sembrano essere una categoria in qualche modo privilegiata, molto più di quanto lo siano stati i bambini - nei volumi per il Touring. Una scelta che sembra anch'essa andare, in qualche modo, controcorrente e che, sfogliando i vari volumi cui ha lavorato negli anni, ci ha regalato ritratti di grande forza e intensità. Del resto, "Io fotografo la gente che normalmente non viene fotografata", aveva detto in un'intervista, condensando in una frase sintetica il senso di una poetica di cui abbiamo la fortuna di conservare alcune vivide tracce.
