Se esiste un filo rosso che unisce Milano a Tokyo, Seul e Taipei è lei, la schiscetta. O meglio, quella pratica antica e universale di portarsi il pranzo da casa, confezionato con cura in un contenitore che racchiude non solo cibo, ma memoria, affetto e identità culturale.

In Giappone si chiama bento, un termine che evoca immediatamente piccole scatole laccate divise in scomparti geometrici, dove riso, pesce, verdure e uova si compongono in equilibri cromatici perfetti. E se in Lombardia è la schiscetta, in Piemonte è il baracchino, in Veneto la Gavetta, e via così, definendo nelle varianti locali quel contenitore di alluminio che nel 900 delle industrie accompagnava gli operai nei cantieri e oggi gli impiegati hanno riportato in auge durante le pause pranzo. Due mondi lontani, eppure accomunati dalla stessa filosofia: trasformare la necessità in arte, il pasto veloce in momento di piacere.

Bento box / foto IStock

La "schiscetta" del Samurai

Il bento è una tradizione culinaria giapponese che risale a diversi secoli fa. L’origine esatta è incerta, ma si stima che affondi le sue radici nel V secolo. Le prime testimonianze storiche del bento datano al periodo Kamakura (1185-1333), quando i samurai utilizzavano speciali contenitori, chiamati jubako, per portare con se i pasti sul campo di battaglia. Tuttavia, l’uso del bento si impose realmente durante il periodo Edo (1603-1868), quando si diffuse l’abitudine di consumarlo durante gli spettacoli teatrali e i picnic.

I contenitori per bento erano spesso decorati e contenevano una grande varieta di cibi. Le persone iniziarono a portare con sé il bento nei loro spostamenti, che fossero viaggi di lavoro, di piacere o semplici gite. Oggi il bento è ancora una parte fondamentale della cultura alimentare giapponese.

Esistono tantissimi accessori che possono aiutarvi a realizzare bento d'effetto: le scatole stesse: di tutte le forme (rettangolari, tonde…) e di tutti i colori; stampi per uova, per dare loro una forma kawaii (carina); coppa pasta per ritagliare forme (stelle, cuori…) da alcuni cibi, ad esempio dalle verdure.

E non è finita qui: una volta assemblato il vostro bento, potete avvolgerlo in una stoffa per trasportarlo più facilmente! Questo si chiama furoshiki: una tecnica di piegatura tradizionale giapponese che permette di trasportare facilmente oggetti come angurie, regali, bottiglie e, naturalmente, il bento!

Illustrazione di Adrien Martin / tutti i diritti riservati

Asia Gourmet, alla scoperta della cucina asiatica

La digressione sul bento è solo una delle mille possibili se ci concediamo il piacere di sfogliare lo scenografico Asia Gourmet, un nuovo volume edito dal Touring Club Italiano (€ 28,50, con sconto del 20% per gli iscritti TCI) e un regalo da manuale da mettere sotto l'albero delle feste.

Asia Gourmet è un vero e proprio invito alla scoperta della cucina asiatica, che riesce a sfatare ricetta dopo ricetta il più grande stereotipo sulla gastronomia dell'Estremo Oriente: l'idea che le cucine di Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia e Vietnam siano "tutte uguali".

Asia Gourmet rende semplici e comprensibili tecniche e tradizioni millenarie, introduce ingredienti fuori dalle nostre rotte culinarie, riesce a svelare come ogni piatto racconti storie di migrazioni, scambi commerciali e filosofie di vita.

Si scopre così che la cucina cinese non è "troppo grassa e troppo zuccherata" come vuole il cliché, che i California roll non appartengono alla tradizione giapponese, e che persino le alghe e il cibo istantaneo – spesso guardati con sospetto – possono rivelare sorprese gustative inaspettate.

Con oltre 40 ricette, articoli approfonditi, fotografie e illustrazioni, Asia Gourmet non è solo un ricettario facile e per tutti, ma anche una fucina di dritte e indirizzi dei posti migliori dove degustare queste specialità, che compaiono spesso anche nei film e nei manga celebri in tutto il mondo.

Perché il cibo, ci ricorda il volume, è davvero un linguaggio universale: che sia racchiuso in un bento di legno o in una schiscetta di alluminio, parla sempre di appartenenza, tradizione e voglia di condividere.

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