
La storia della conoscenza non è lineare, avanza come una marea, oscillando tra intuizioni e lacune, conquiste e misteri irrisolti.
Alain Corbin è tra i più grandi storici contemporanei, pioniere nella storia sociale e culturale dei secoli XVIII e XIX. In Italia sono stati pubblicati, per esempio, Storia sociale degli odori (1986), L’invenzione del mare (1990), Breve storia della pioggia (2021). Ora in Terra incognita - il nuovo saggio pubblicato da Touring Club Italiano nella collana Arcipelago - si concentra su un argomento affascinante: il sapere di non sapere. Ovvero l'ignoranza, intesa in senso positivo per una volta, come meccanismo che ha portato soprattutto nel XVIII e XIX secolo a una irrefrenabile sete di scoperte e di esplorazioni. Nonché a un esercizio di fantasia letteraria e artistica che oggi giocoforza è scomparso.
È stato il terremoto di Lisbona del 1755, sostiene l'autore francese, a segnare una frattura profonda nella rappresentazione del mondo, a scardinare l’idea di un ordine naturale perpetuo e divino, aprendo la strada a nuove ipotesi, più disincantate ma ancora incerte, sull’origine dei fenomeni naturali. Ma tra fine Settecento e primo Ottocento le nozioni sulla crosta terrestre, sui vulcani, sui ghiacciai, sui meteoriti e sull’atmosfera restano frammentarie, spesso basate su osservazioni isolate o interpretazioni errate. La Terra è al centro di un’intensa attività speculativa, ma i dati concreti sono pochi e spesso contraddittori. Ancora all’alba del Novecento molte aree del pianeta – dai fondali oceanici ai ghiacci polari, fino al sottosuolo – restano largamente inesplorate e circondate da congetture. L’ignoto domina, e spesso sorprende più del noto.
Ecco dunque la riflessione sull'ignoranza, di cui la storia è fatta di errori, abbagli clamorosi, ipotesi ardite o stravaganti, ma capaci di suscitare stupore. Quello descritto da Alain Corbin è uno scenario dove il non sapere diventa il formidabile motore della curiosità umana, in grado di risvegliare la sete di conoscenza e trasformare le visioni del mondo più radicate. "Conoscere e comprendere gli uomini del passato implica di tener conto di ciò che non sapevano" sostiene Corbin. "È un approccio che chiarisce le loro decisioni e i quadri mentali entro cui si muovevano".
Il saggio si divide in tre parti, seguendo una scansione temporale. Per ognuna Corbin prende in considerazione le nostre conoscenze sulla Terra - in capitoli dedicati ai ghiacciai, agli abissi, ai vulcani, ai poli, all'atmosfera - dapprima nella seconda metà del Settecento, poi tra 1800 e 1850, poi ancora nella seconda metà dell'Ottocento. Ognuna delle parti è conclusa da un bilancio delle ignoranze. Ed è quanto mai interessante scoprire quanto ancora all'inizio del secolo scorso l'essere umano sapesse ben poco del mondo che lo circondava. Così come riflettere che oggi il focus dell'ignoranza si è spostato su altri temi più complessi: "...l'enorme ignoranza che ci riguarda quando si tratta della posizione della Terra nel cosmo, delle minacce che incombono o dell'antichità delle specie che l'hanno abitata, compresa la nostra" dice Corbin nell'ultimo capitolo. E quanto abbia assunto altri significati: "la stratificazione delle ignoranze è aumentata in modo vertiginoso, e questo influisce sulle relazioni tra le persone. E la diversità delle ignoranze ostacola la comunicazione, cosa che può sembrare paradossale nell'era della connessione e dei social network".
INFORMAZIONI
- Alain Corbin
- Terra incognita - Una breve storia dell'ignoranza
- pp. 276, € 24.00, brossura con alette - collana Arcipelago
In libreria, nei Punti Touring e su www.touringclubstore.com.
Un'intervista ad Alain Corbin è stata pubblicata su Venerdì di Repubblica il 27 giugno: ecco il link, per chi ha l'abbonamento al quotidiano online.