
In occasione dell’uscita della nuova edizione della Guida Verde New York Washington, vi regaliamo uno dei brani con cui Paolo Cognetti, fra gli scrittori italiani più amati anche all’estero grazie al successo del romanzo “Le otto montagne”, ci introduce nel lato più intimo di questa città-arcipelago che misteriosamente ci appartiene.

Questi posti raccontano di un’epoca in cui i newyorkesi si sono presi cura della loro città, e hanno scoperto uno spirito comunitario che non sapevano di avere
La storia dei Community Gardens comincia con la crisi economica degli anni Settanta, quando nella città spopolata i palazzi sfitti subivano crolli e incendi, e venivano demoliti. Allora la griglia urbana di Manhattan, quell’implacabile piano cartesiano progettato per riempirsi di edifici, conobbe i suoi primi vuoti: i vacant lots, terreni recintati tra le case, denunciavano nel paesaggio il declino della città, un posto sempre più violento e misero da cui molti scappavano via. In numeri, New York in dieci anni perse un milione di abitanti. Altri restarono, si armarono di guanti, stivali, zappe e rastrelli e cominciarono a entrare nei lotti abbandonati con l’idea di trasformarli in giardini di quartiere.
Il primo, occupato nel 1973, esiste ancora: se percorrete Houston Street verso est troverete un piccolo parco pubblico all’incrocio con la Bowery, che in onore della sua fondatrice si chiama Liz Christy Garden. Se poi puntate la bussola a nord, incamminandovi verso la Quattordicesima Strada, e fate un giro in quell’angolo di Manhattan soprannominato Alphabet City, ne troverete molti altri. Il quartiere mantiene lo spirito del Lower East Side di una volta, e chissà se qualche portoricano ci abita ancora e ancora lo chiama Loisaida.
Qui i Community Gardens sono stati difesi come un patrimonio di tutti quando, negli anni Ottanta e Novanta, l’economia di New York si è risollevata e quei terreni hanno assunto valore commerciale. L’orgoglio di aver resistito ai poteri forti si percepisce entrandoci, camminando tra i fiori cresciuti all’ombra dei palazzi, sostando sotto i pergolati dove qualcuno ti invita a sederti e parlare: questi posti raccontano di un’epoca in cui i newyorkesi si sono presi cura della loro città, e hanno scoperto uno spirito comunitario che non sapevano di avere.
Qualcosa di simile è successo negli anni Dieci del Ventunesimo secolo, quelli di Occupy Wall Street, di una nuova crisi economica e della rabbia contro le banche e la finanza. Wall Street. Non è stata occupata ma altri pezzi di New York sì: parchi pubblici e giardini condominiali trasformati, questa volta, in orti urbani, coniugando quella vecchia pratica di autogestione con una nuova idea di agricoltura locale.
Oggi però di terreni liberi ce ne sono sempre meno, la popolazione si avvia a sfondare quota nove milioni, e così, come da sempre succede a New York, quando lo spazio in orizzontale manca lo si cerca in verticale: i moderni "giardini dei dissidenti", come li ha battezzati Jonathan Lethem in un romanzo, sono i Rooftop Gardens, orti coltivati sui terrazzi o più spesso sui tetti degli ex capannoni industriali di Brooklyn. Come la Brooklyn Grange Farm di Dumbo o la Eagle Street Rooftop Farm di Green-point, non più giardinetti di quartiere ma veri orti pensili, organizzati e lussureggianti, al dodicesimo piano delle case. Dove seguire corsi di orticoltura, partecipare al raccolto o solo andare a vedere come si sta tra i filari di piselli, zucchine e pomodori con la vista sui grattacieli al di là del fiume.

LE NOVITÀ, GLI AUTORI E WASHINGTON DALLA CASA BIANCA
Moltissime le novità nell’edizione 2025 per orientarsi nella rassegna infinita di occasioni offerte dalla Mela: I cinque boroughs passo dopo passo, tutti i consigli per evitare la folla tra grattacieli e tenements, brownstones e deli, cinema e teatri; il meglio della cucina internazionale; La riscoperta del waterfront newyorkese tra moli divenuti parchi, le crociere della Circle Line, kayak e Sup sull’Hudson. Le mosse giuste per assistere a un gospel ad Harlem, una partita dei Knicks al Madison Square Garden o uno show a Broadway; e poi fare una pedalata sulla punta di Manhattan, jogging al Central Park, shopping panoramico al Rockefeller Center.
Insieme a Cognetti, a una delle guide più richieste del Catalogo del Touring si sono dedicati anche Roberto Festa, giornalista e scrittore che si dedica da molti anni al racconto di storie d’oltreoceano a Radio Popolare, e Claudio Pagliara, corrispondente Rai da New York, che ha invece puntato dritto a Washington con un sorprendente racconto dalla Casa Bianca, ambientato durante l’ultimo Election day.
INFORMAZIONI UTILI
- Guida Verde New York, Whashington
- 408 pagine - 29,50 euro
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