Il 22 ottobre 2022 si è tenuto l'evento conclusivo del Premio Chatwin 2022, concorso internazionale di narrativa e fotografia di viaggio organizzato dall'Associazione Culturale Chatwin e patrocinato dal Touring Club Italiano. A questo link la presentazione della serata e tutti i vincitori. Di seguito il reportage vincitore del terzo premio ex-aequo sezione Fotografia.
ANCORA IN CAMMINO - AFGHANISTAN, GUERRA E SICCITÀ SUL CAMMINO DEI NOMADI
di Bruno Zanzottera
3° Premio Fotografia ex aequo

Un progetto di Bruno Zanzottera e Elena Dak.

All’inizio di questo secolo il numero di abitanti che vivono in zone urbane della terra ha superato il numero di coloro che abitano nelle regioni rurali. Sebbene questa tendenza sembri inarrestabile, ci sono popolazioni che continuano a vivere caparbiamente in territori molto difficili, dove tuttavia si sono creati delicati equilibri di convivenza tra l’uomo e la natura. Equilibri estremamente fragili, che significano innanzitutto scarsa disponibilità di cibo e acqua, beni primari, essenziali, preziosi.

Il nomadismo rappresenta l’alba dell’uomo e buona parte della sua evoluzione. Se ci fermiamo a riflettere, nella storia dell’umanità le cose sono cambiate solo piuttosto recentemente. Scrive Jared Diamond: ‘Le società tradizionali rappresentano migliaia di esperimenti millenari nel campo dell’organizzazione umana, esperimenti che non possiamo ripetere riprogettando di sana pianta intere società, per poi osservarne i risultati dopo decenni: se vogliamo imparare qualcosa, dobbiamo farlo là dove questi esperimenti sono già stati compiuti’. Non si tratta quindi di idealizzare stili di vita come il nomadismo, ma di provare a capire se alcune delle soluzioni che queste popolazioni hanno messo in atto per sopravvivere, non possano rivelarsi utili per la risoluzione di alcuni dei problemi di una società moderna.

Con questo progetto ci prefiggiamo di andare alla ricerca delle ultime popolazioni nomadi del pianeta, vivere dei periodi assieme a loro per riscoprire le nostre origini ed una cultura che ha fatto dell’adattamento al territorio, senza modificarne le caratteristiche, la propria filosofia di vita in contrasto con la società sedentaria. Il nostro lavoro non vuole essere un tentativo di riproporre il passato ed uno stile di vita congelato nel tempo, ma uno studio di come queste popolazioni riescano ad adattarsi ai cambiamenti - sociali, climatici, strutturali - sempre più veloci che stanno avvenendo sul pianeta Terra. Dopo aver realizzato due reportage tra il 2017 ed il 2021, in India, seguendo per due mesi delle famiglie di nomadi Rabari del Gujarat e in Italia per un anno al seguito di una giovane coppia di pastori veneti con un bimbo di pochi mesi che vivono in una roulotte spostandosi quotidianamente, il nostro progetto per il 2022/2023 si è spostato in Afghanistan dove abbiamo passato il mese di luglio visitando svariati accampamenti di nomadi Kuchi (termine politico che raggruppa al suo interno 25 diversi gruppi tribali di pastori nomadi). A differenza di altre popolazioni di pastori nomadi dediti a brevi spostamenti quasi giornalieri, i Kuchi si spostano per lunghe migrazioni in primavera ed autunno, mentre per il resto dell’anno rimangono in accampamenti semi stabili spostando esclusivamente le greggi nei pascoli circostanti.
Negli incontri e nelle varie interviste fatte finora, ne è uscito un quadro quanto mai complicato perché la guerra, con la conseguente mancanza di sicurezza, limitava gli spostamenti creando grossi problemi per trovare i pascoli. Molte famiglie sono state costrette a vendere i propri cammelli, che venivano utilizzati per il trasporto di tende e vettovaglie. Anche molte greggi si sono notevolmente ridotte, rischiando di non essere più sufficienti al mantenimento di tutta la famiglia. In questi ultimi anni si è inoltre aggiunta una devastante siccità che sta impattando sullo stile di vita dei nomadi in maniera forse ancor più catastrofica della guerra. Le tribù che passavano l’intera estate sui monti quest’anno hanno anticipato la loro discesa già nella prima metà di agosto a causa dell’esaurimento dei pascoli. Molte famiglie si sono così trovate nella condizione di dover acquistare del foraggio per poter alimentare le proprie greggi. La stessa cosa è avvenuta per l’acqua con le famiglie, almeno quelle che potevano permetterselo, costrette ad acquistare l’acqua dalle autobotti, creando dei piccoli invasi artificiali dove conservarla. Nonostante tutti questi problemi, la maggior parte delle famiglie incontrate non ha nessuna intenzione di cambiare il proprio stile di vita e sta cercando in tutti i modi di resistere ai cambiamenti, con la loro innata capacità di adattarsi alle mutazioni.

(testo di Bruno Zanzottera e Elena Dak)

1 - Una famiglia di nomadi Kuchi – Asakzai sta scendendo dall’altopiano di Shiwa nella provincia settentrionale di Badakshan. Siamo a fine Luglio e i nomadi in genere si trattenevano su questo altipiano fino a fine Settembre, ma in questi ultimi anni a causa della siccità i pascoli si esauriscono molto più velocemente costringendo i pastori a partire anticipatamente.

2 – Una ragazza della tribù Kuchi – Farjayan nel loro accampamento in una zona semidesertica della provincia settentrionale di Kunduz. A causa della siccità questa famiglia si trova costretta a percorrere ogni giorno diversi chilometri con gli asini per procurarsi l’acqua per sé e per i propri animali, che si nutrono di pochi steli d’erba ormai rinsecchiti.

3 – Un nomade della tribù Hazara ha portato il suo gregge all’abbeverata in una pozza della provincia di Bamyan. Nonostante ci si trovi su un altopiano a circa 2.500 m, le precipitazioni in questi ultimi anni sono molto scarse. La siccità ha riacceso antichi conflitti tra le popolazioni stesse di nomadi con Kuchi e Hazara che si sono trovate a contendersi gli stessi pascoli a volte anche con scontri armati.

4 – Un accampamento nomade ai bordi del lago di Bandi Amir nella provincia di Bamyan. A causa della siccità in questa regione si sono verificate forti tensioni tra le popolazioni di pastori Kuchi e Hazara.

5 – Shirin Aigha e Bismillah, due giovani della tribù Kuchi – Farjayan raccolgono l’acqua per abbeverare le greggi della propria famiglia nella provincia settentrionale di Kunduz. A causa della siccità sono costretti ad acquistare l’acqua dalle autobotti e a conservarla in questo piccolo invaso che hanno realizzato.