Non è ancora maggiorenne, anzi ha appena compiuto 15 anni ma ora vanta un titolo di Monumento Nazionale, come il Colosseo, il Palazzo Reale di Torino, la Statua della Libertà a New York... Stiamo parlando del MAXXI di Roma, Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, disegnato dall’architetta irachena Zaha Hadid lungo il nuovo asse di sviluppo culturale di Roma Nord, che comprendeva già l’Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano, poi il ponte della musica, e prima ancora lo Stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport, il villaggio olimpico di Roma 1960.

Il riconoscimento di valore storico e culturale, di simbolo degli ideali e delle tradizioni dell’intera collettività nazionale garantirà ora al MAXXI anche una tutela di protezione particolare. La procedura è stata firmata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, già ex presidente dello stesso museo ora diretto da Emanuela Bruni. 

MAXXI - foto Giovanna Onofri
MAXXI - foto Giovanna Onofri

La mossa non è solo un riconoscimento formale dell’importanza artistica di questo edificio ma probabilmente è anche un segno visibile di una svolta nell’offerta culturale proposta e un ripensamento dello spazio museale che fin dall’inizio aveva creato dubbi e perplessità tra i visitatori. Uno spazio architettonico di una grande firma del design mondiale ma più un’opera d’arte in sé che agile e duttile contenitore per mettere in risalto opere d’arte. 

La svolta ha significato anzitutto un ridisegno degli spazi e dei flussi dei visitatori. A cominciare dal vasto piazzale esterno che sarà rivestito da un materiale più ecologico, vi saranno piantati nuovi alberi, trasformando un luogo di passaggio in un ambiente vivo, dinamico e stimolante di incontri ed eventi, a imitazione di quello che accade ormai da anni e con grande successo nel vicino spazio esterno dell’Auditorium Parco della musica firmato di Renzo Piano.

Spostata la biglietteria, anche il vasto atrio diventa un luogo di installazioni (ora è in mostra “Memory” dello spagnolo Nacho Carbonell). Ma anche qui, in fondo alla sala si è realizzato uno spazio con sedie e tavoli dove si possa creare uno spazio interattivo e dove i visitatori possano fermarsi e dialogare. 

Nacho Carbonell, MAXXI, Roma - foto MUSA
Nacho Carbonell, MAXXI, Roma - foto MUSA

Ma quello che sembra più interessante è il nuovo indirizzo che sembra aver preso il neo monumento nazionale con lo scopo di attirare un pubblico di visitatori più largo e più pop. Lo testimoniano alcune mostre in corso che si prevedono di grande impatto e di numeroso ritorno. 

La prima si intitola “Stadi, architettura e mito” (fino al 26 ottobre). La frase di Marc Augé stampata all’ingresso della mostra rende subito il desiderio di voler alzare il livello dell’operazione: «lo stadio è un luogo di senso, di controsenso e di non-senso. Simbolo di speranza, di errore e di orrore». Poi si parte con una carrellata storico-sportiva che parte dagli stadi dell’antichità, greci e romani per finire con le moderne arene, soprattutto legate al calcio, luoghi di imprese agonistiche ma anche di autentiche guerriglie urbane o tragedie (vedi il crollo delle tribune dello stadio di Heysel a Bruxelles, nel maggio del 1985).

Stadi. Architettura e mito, MAXXI, Roma - foto MUSA
Stadi. Architettura e mito, MAXXI, Roma - foto MUSA
Stadi. Architettura e mito, MAXXI, Roma - foto MUSA
Stadi. Architettura e mito, MAXXI, Roma - foto MUSA

All'interno della mostra è anche “Zidane, a 21 Century portrait”, una monumentale videoproiezione, sei metri per sei, che ribadisce la nuova vocazione popolare: si tratta di una installazione di Douglas Gordon e Philippe Perono, ispirata dal celeberrimo calciatore marsigliese  considerato uno dei migliori giocatori al mondo. 

A testimoniare l'intenzione di rivolgersi a un pubblico più ampio e generalista anziché a nicchie ed élite, c’è la dichiarazione sul Corriere della Sera del nuovo presidente, Emanuela Bruni che ha espresso l’intenzione di dare sempre più spazio alla fotografia e anche al design.