Chi, se lombardo o piemontese, non è mai stato alla Rocca di Angera? Il possente castello fu voluto nel secolo XII dagli arcivescovi di Milano per controllare il Lago Maggiore dall'alto della sua sponda meridionale orientale, venne conteso poi fra Visconti e Torriani, infine passò nel 1449 a Vitaliano Borromeo, tesoriere del Ducato di Milano, la cui famiglia lo possiede ancora oggi, tanto che spesso lo si chiama anche Rocca Borromea.
Un luogo altamente simbolico e potentemente scenografico, la Rocca di Angera, da sempre meta di gite domenicali, per ammirare gli affreschi medievali della Sala della Giustizia, apprezzare dalle sue creste merlate il panorama sul lago, meditare sulla stanza dove il grande santo di famiglia (san Carlo Borromeo) spesso si fermava a dormire, portare i bambini a schiacciarsi il naso contro le vetrine del Museo della bambola e del giocattolo. Un luogo talmente noto, insomma, che tutti ritengono, a torto o a ragione di conoscerlo: compresi gli appassionati di cronache rosa, che ben ricordano come proprio alla Rocca di Angera si è tenuto nel 2015 il ricevimento per le nozze fra Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi.
UN DIALOGO TRA PASSATO E PRESENTE
E invece, a suscitare inediti motivi di curiosità e di interesse, ecco ora una importante novità, che d'improvviso sembra proiettare la Rocca di Angera dal XIII al XXI secolo: uno dei cinque corpi di fabbrica della fortezza, la trecentesca Ala Scaligera che appena entrati vi si erge davanti, in fondo al cortile nobile, diventa uno spazio espositivo dove ammirare opere di protagonisti dell'arte contemporanea, sullo sfondo dei lacerti di affreschi medievali sopravvissuti alle sfide del tempo.
Frammento di affresco con l'emblema della scala - foto di Roberto Copello
La prima mostra, realizzata grazie alla collaborazione con il noto gallerista bresciano Massimo Minini e aperta fino al 30 settembre 2018, espone infatti lavori di Giovanni Anselmo, Vanessa Beecroft, Daniel Buren, Sheila Hicks, Anish Kapoor, Giulio Paolini, Ettore Spalletti. Il risultato è un suggestivo dialogo fra passato e presente. E il titolo scelto per la mostra, Continuum, intende proprio sottolineare l'idea di “continuità”, storica come artistica, che sottende all'idea fortemente voluta dall'attuale capo della casata, il principe Vitaliano Borromeo, che ha ereditato dal padre Giberto la gestione del patrimonio della famiglia sul Lago Maggiore (compresi quei visitatissimi gioielli che sono le Isole Borromee e Villa Pallavicino).
“Con il progetto Ala Scaligera”, ha spiegato Vitaliano Borromeo, “desidero continuare la passione per il bello e l’innovazione culturale che ha contraddistinto i miei predecessori all’Isola Bella e all’Isola Madre. Lo considero un impegno verso le generazioni future. Siamo infatti solo custodi di quello che riceviamo, ed è motivo di orgoglio tramandarlo nei secoli e lasciare in eredità, come in questo caso, anche qualcosa di nostro”.
Gli specchi rossi di Kapoor nell'Ala scaligera
LA LUCE DEL LAGO MAGGIORE
Un'idea coraggiosa, ma che non è stato facile realizzare: sono serviti due anni di lavori all’architetto Salvatore Simonetti e allo studio di restauro Carlotta Beccaria per ristrutturare l'Ala Scaligera, da un lato creando una sorta di “scatola nella scatola” per salvaguardare le strutture preesistenti e dall'altro recuperando i rombi e stemmi affrescati, motivi araldici di Regina della Scala (consorte del famigerato signore di Milano Bernabò Visconti) che nel 1370 fece erigere l'ala che da lei prende il nome.
Qui e là, infatti, appaiono motivi floreali con il biscione visconteo e con la scala simbolo dell’omonima famiglia veronese. Su questo sfondo, la luce del Lago Maggiore, quella che talora da finestre contrapposte invade le nuove sale espositive, esalta le opere in mostra, come sottolinea il curatore Antonio Grulli. E induce, ovviamente, a cercare ragioni di dialogo fra, da una parte, quei simboli medievali che spuntano dalle pareti e, dall'altra, le geometrie contemporanee dei perturbanti specchi rossi di Kapoor, dei poliedri di alabastro delicatamente pigmentati da Spalletti, dei blocchi di diorite che Anselmo dispone in modo da invitare lo spettatore a salirvi, delle foto dei nudi corpi femminili messi in scena dalla Beecroft in una chiesa palermitana, delle colorate fibre ottiche nei Trittici elettrici di Buren, degli ironici giochi metapittorici di Paolini, delle liane di lanoso acrilico che la Hicks fa precipitare dal soffitto come una colonna chiomata.
È così che i Borromeo, a distanza di secoli, continuano a proporsi anche come mecenati delle arti. Il sogno è che, da spazio per esposizioni temporanee, l'Ala Scaligera possa trasformarsi in un piccolo museo della creatività contemporanea (l'opera “site specific” della Hicks già si presta a darvi inizio...). Sarà il tempo a dirlo, ma il tempo, per una dinastia che dura da sette secoli, non è certo un problema.
INFORMAZIONI
Rocca di Angera

Aperta tutti i giorni dal 23 marzo al 21 ottobre 2018, dalle 9.30 alle 17.30.
Sito web www.isoleborromee.it/info.html.

Biglietto ridotto del 20% per i soci Tci (tipologie: individuale adulto e ragazzo).