Estate, partenze, bollini rossi e gocce islandesi, anticicloni e una bella spruzzata di overtourism. Il vocabolario del viaggiatore dei nostri anni ’20 è affollato di termini, definizioni e perifrasi. Una su tutte è quella di “turismo sostenibile” una formula mutuata dalla più generica di “sviluppo sostenibile” e per molti la via maestra per non dover scegliere tra gli effetti dell’industria del viaggio e la salute dell’ambiente.

COS’È IL TURISMO SOSTENIBILE?

Il turismo sostenibile viene definito dalla UNWTO, l’Organizzazione mondiale del Turismo “il turismo in grado di soddisfare le esigenze dei turisti attuali e delle regioni ospitanti prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro. Tutte le risorse dovrebbero essere gestite in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità biologica, i sistemi di supporto dell’area in questione”. Quindi il turismo sostenibile può definirsi come quella forma di turismo che cerca di massimizzare i benefici economici, ambientali e sociali evitando possibili impatti negativi.

Venezia / foto Shutterstock

LA NECESSITÀ DI UN TURISMO DAVVERO SOSTENIBILE

Sono sempre più allarmanti le immagini del turismo “insostenibile”: spiagge prese d’assalto, navi da crociera che attraccano in luoghi splendidi e fragili come Venezia, cordate in stile “fila al supermercato” sui ghiacci di un “ottomila” himalaiano, le infradito di improvvisati trekker su un ghiaione di rocce e neve e poi i selfie a strapiombo sul mare, complessi residenziali a tiro di vulcano, gentrificazione dei centri storici e rapporto qualità prezzo di alberghi e ristoranti sempre meno in equilibrio.

La sostenibilità riferita al turismo è oggi un tema di cui si dibatte molto. Se qualche anno fa era gratificante e persino remunerativo vivere in un posto rinomato, è assodato che in alcuni luoghi stia accadendo l'esatto opposto: invece di migliorare la qualità della vita, il turismo, in alcune circostanze, diventa distruttivo. Le immagini del sovraffollamento (overtourism) nei nostri mezzi di informazione rappresentano molti problemi legati alla sostenibilità e alla insoddisfazione dei residenti. Anche se la realtà è spesso più sfumata, il turismo ha molte responsabilità. Basti sapere che nel Pianeta si muovono ogni anno circa un miliardo e mezzo di persone da un Paese all’altro.

Sarah Gainsforth, giornalista e ricercatrice, in Oltre il turismo (Eris, 2020) prova a chiarire la natura del turismo e la sua congenita insostenibilità, paragonando l’economia del turismo all’economia estrattiva, vorace di risorse fino al loro esaurimento». Come i pozzi di petrolio sfruttano la materia prima nel sottosuolo, il turismo ricava il suo valore dagli ambienti che lo alimentano come spiagge, montagne, città storiche. Stando in similitudine, come il petrolio si esaurisce, così anche spiagge, montagne e centri storici vanno in sofferenza.

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“Che si tratti di uno spazio naturale oppure urbano, ogni destinazione turistica troppo sfruttata arriva a perdere la diversità e la tipicità che l’avevano resa tale, a favore dell’omologazione, del sovraffollamento e della distruzione ambientale. Poiché come tutte le industrie pesanti, anche il turismo ha bisogno di grandi infrastrutture per poter esistere: alberghi ed edifici residenziali, impianti di risalita in montagna e navi da crociera in mare sono l’equivalente delle acciaierie, dei cementifici e delle grandi fabbriche” si legge in un approfondimento sul tema pubblicato dalla Rivista “il Mulino”

Gainsforth afferma quindi che il turismo è per sua natura insostenibile. Uscendo dal dibattito complesso su un’affermazione così radicale, sono sempre più frequenti i richiami a pratiche di turismo sostenibili e a comportamenti responsabili di chi viaggia per diletto, nella convinzione che sia l’offerta – attraverso la ridefinizione del proprio processo di “produzione” – sia la domanda – che dovrebbe rendersi più responsabile degli impatti derivanti dal comportamento turistico – devono agire perché si intraprenda una nuova via allo sviluppo del turismo.

Negli ultimi decenni si sono moltiplicate le politiche nazionali che mettono in primo piano lo sviluppo sostenibile che, secondo la definizione del Rapporto Brundtland (World Commission on Environment and Development, 1987), è “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.

Quindi si deduce che le risorse turistiche a nostra disposizione si possono usare, ma facendo attenzione agli sprechi e alla tutela del territorio in cui sono inserite, interessando aspetti quali l’accessibilità, la viabilità, il disegno urbano, gli insediamenti commerciali, la formazione. L’uso sostenibile del patrimonio ambientale e culturale richiede però quindi uno straordinario sforzo di pianificazione. Il valore intrinseco di una risorsa, infatti, può essere compromesso sicuramente da un’eccessiva pressione turistica, ma anche da un’assenza di politiche di tutela e valorizzazione.

Rio de Janeiro / foto Shutterstock

QUALI SONO QUINDI DEGLI ESEMPI DI TURISMO SOSTENIBILE?

Dando quindi per vero l’assunto di una possibile sostenibilità del turismo, quali sono le forme in cui questa sostenibilità si può concretizzare? Esistono delle forme di turismo che spingano alla scoperta del territorio che permettano la crescita economica e sociale con un maggiore coinvolgimento e interesse sia da parte degli abitanti locali sia dei turisti, sempre più consapevoli e responsabili del proprio impatto sulle località visitate e sulla vita delle persone?  Tali forme esistono e costituiscono la scelta di sempre più italiani per le vacanze nel 2024

TURISMO DI PROSSIMITÀ  

Il turismo di prossimità ha visto una crescita esponenziale, in particolare negli ultimi anni. Questo nuovo modo di viaggiare ed esplorare i territori si è rivelato un’occasione imperdibile per guardare luoghi consueti o insoliti e poco conosciuti con occhi diversi e più interessati a capirne le caratteristiche e tipicità.

TURISMO ESPERIENZIALE 

Viaggiare senza rimanere spettatori passivi è un’opportunità per arricchirsi di nuove conoscenze da portare con sé per sempre, anche una volta tornati a casa. L’obiettivo del turismo esperienziale è offrire una vera scuola di vita, in cui provare, sperimentare e imparare direttamente dalle persone del luogo tecniche artigianali e manuali in modo interattivo e coinvolgente.

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TURISMO NATURALISTICO   

La natura è sempre il luogo ideale, dove ritrovare il proprio benessere e liberarsi dallo stress e dai ritmi della vita quotidiana. Il turismo naturalistico è una vera palestra di libertà, in cui dimenticare gli impegni per ritrovare il piacere di muoversi, camminare, esplorare e lasciarsi incantare dall’infinita bellezza di paesaggi unici e davvero indimenticabili.

TURISMO EMOZIONALE

Viaggiare in modo sostenibile regala sempre emozioni straordinarie. Il turismo emozionale può racchiudere più forme di turismo, connettendo la parte più intima e profonda dell’animo dei viaggiatori, attraverso esperienze che coinvolgono le emozioni, l’immaginazione e i desideri più inconsci. Il viaggio si trasforma così in un percorso introspettivo da vivere pienamente, in solitaria e in spazi poco affollati, dove sia possibile seguire i propri ritmi e sentirsi liberi di esprimere i propri sentimenti.

TURISMO ENOGASTRONOMICO

Prendiamo in prestito le riflessioni sul tema di Roberta Garibaldi, professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, con incarichi nel Comitato Turismo del OECD (OCSE), e in ENIT, l’Agenzia Nazionale del Turismo: “Dobbiamo vedere il turismo enogastronomico come un insieme dinamico di prodotti, servizi ed esperienze turistiche che si declinano nel contesto di ogni territorio enfatizzandone le peculiarità”.

E ancora: “La pratica del turismo enogastronomico si esprime attraverso una pluralità di prodotti, servizi ed esperienze in cui il coinvolgimento dei sensi è qualificante, attraverso cui fruire del patrimonio culturale del luogo in modo attivo, immergendosi nella vita e nelle tradizioni della comunità locale. Il recarsi in ristoranti gourmet e storici, il visitare luoghi di produzione (aziende agroalimentari, cantine, birrifici, frantoi, caseifici, pastifici, ecc.), i mercati agroalimentari, i musei del gusto e le botteghe artigiane, il partecipare ad eventi e festival così come a tour tematici e corsi di cucina sono solo alcuni degli esempi più noti attraverso cui l’enogastronomia si manifesta nel turismo e diventa attrazione”.

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CICLOTURISMO

L’identikit del cicloturista è definito in maniera chiara ed esplicativa dall’ultimo rapporto Isnart e Legambiente, “Viaggiare con la bici 2024”, realizzato da ISNART e Legambiente in collaborazione con Bikenomist. Per il cicloturista “la bicicletta non è da intendersi, in tal senso, come un mero mezzo per tenersi in forma e basta ma, pensando al concetto di slow tourism, un modo congeniale per spostarsi sul territorio e vivere un’emozione lungo percorsi suggestivi, in compagnia delle persone care o in piena comunione con se stessi. La bici permette di scegliere dove andare e cosa fare in autonomia, passando facilmente “da un turismo all’altro” e vivendo una vacanza trasversalmente ricca e soddisfacente. Chi viaggia in Italia “su due ruote” è interessato al patrimonio artistico-monumentale (37,1%) e a quello naturalistico (36,4%), spesso in un unico contesto ambientale godibile attraverso strategici percorsi ciclabili; l’enogastronomia tipica locale funge da “collante tra turismi” (26%), orientate al benessere in senso lato (8%).

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TURISMO ESCURSIONISTICO E CAMMINI

Con la pandemia è definitivamente esploso l’interesse per la ricerca di esperienze in luoghi fuori dalle rotte tradizionali del turismo di massa, un bisogno di scoperta che si è rivolto anche ai tanti luoghi sacri e spirituali, anche i meno conosciuti e frequentati in un paese come l’Italia, che esprime culture e tesori religiosi dal valore inestimabile.

Sul tema, il Centro Studi TCI per Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, in collaborazione con Ipsos, ha indagato in uno studio il mondo del turismo escursionistico, dandone innanzitutto una definizione: si tratta di un turismo itinerante, svolto prevalentemente a piedi in contesti generalmente rurali o montani per motivazioni naturalistiche, spirituali o di benessere psicofisico.

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IL TOURING CLUB ITALIANO, 130 ANNI PER LA SOSTENIBILITÀ TERRITORIALE

Il Touring Club Italiano crede che la strategia per il futuro debba orientarsi verso un nuovo e più complesso concetto di sostenibilità: si tratta di una “sostenibilità territoriale” che, per essere efficace, deve superare le distinzioni attuali in sostenibilità ambientale, economica e sociale. Solo l’equilibrio tra queste tre componenti – rappresentate sostanzialmente dal territorio – più garantire infatti un corretto sviluppo.

Il tema della sostenibilità, e soprattutto quello della responsabilizzazione del turista – essendo TCI una comunità di viaggiatori –, è da sempre nel dna dell’associazione, sin dalla sua istituzione.

l Touring delle origini si è adoperato, in una campagna per la libertà di circolazione, perché venissero costruite banchine riservate ai ciclisti lungo le grandi arterie. Nel marzo 1895 ottiene la concessione dalla Deputazione Provinciale per la costruzione di una banchina lungo lo stradone Milano-Monza.

Nel 1911-1912 vengono pubblicate due importanti monografie, distribuite ai soci in oltre 120.000 copie: “Il Bosco, il Pascolo, il Monte” e successivamente “Il Bosco contro il Torrente. La redenzione delle terre povere” per promuovere una coscienza forestale nel Paese e combattere disboscamento e dissesto idrogeologico.

TCI è stato anche tra i promotori della costituzione dei primi parchi nazionali italiani: nel 1922 quello del Gran Paradiso e nel 1923 quello d’Abruzzo, facendo parte di entrambe le Commissioni cui era delegata la gestione.

Negli anni 20 del Novecento ha introdotto per primo in Italia la vacanza in campeggio attrezzando e organizzando veri e propri villaggi mobili “sostenibili” in diverse località del Paese, prima in montagna e dal secondo dopoguerra anche al mare.

A partire dagli anni 70 del Novecento ha introdotto il concetto di “Italia minore” dedicando una pluralità di pubblicazioni al tema per promuovere una modalità nuova (per l’epoca) e più sostenibile di fruizione del territorio.

Più recentemente, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ai sensi della legge 8 luglio 1986, n. 349, ha riconosciuto TCI associazione di protezione ambientale.

Foto Archivio storico Tci - tutti i diritti riservati

L'IMPEGNO DEL TCI, OGGI

Per arrivare alla contemporaneità, l’impegno del Touring nel promuovere un turismo sempre più sostenibile nel nostro Paese, cercando di sviluppare parallelamente una cultura della responsabilità turistica nelle persone, si è manifestato attraverso una serie di progetti e iniziative:

Il progetto Bandiere Arancioni, marchio di qualità turistico ambientale per i piccoli comuni. Attraverso il Modello di Analisi Territoriale (M.A.T.) si monitorano diversi parametri: patrimonio culturale, ambiente, cultura dell'ospitalità, fruibilità delle risorse, qualità della ricettività ecc.

I villaggi TCI (La Maddalena, Tremiti, Marina di Camerota). Nati negli anni 60 come campeggi sociali, sono a basso impatto: sono stati predisposti progetti di raccolta differenziata e, per limitare il consumo idrico, sono adottati impianti di desalinizzazione.

Il Touring, inoltre, nel 2005 ha avviato l’iniziativa Aperti per Voi per favorire l’apertura di luoghi d’arte e di cultura (musei, aree archeologiche, palazzi storici, chiese e più recentemente anche il Quirinale e il palazzo della Farnesina) attraverso la collaborazione dei Volontari per il Patrimonio Culturale (2.200 in tutta Italia). L’intento è quello di promuovere la conoscenza dei beni culturali consentendo la visita di luoghi solitamente chiusi al pubblico che possono aiutare a decongestionare i flussi dalle destinazioni e dai percorsi più battuti.

Ultimo ma di grande attualità, è l’iniziativa Cammini e Percorsi, un programma territoriale per la valorizzazione e certificazione dei cammini e dei percorsi in Italia, per promuovere un modo di viaggiare autentico e sostenibile, stimolarne la qualità migliorando l’esperienza turistica complessiva. Alla base del processo di certificazione c’è il Modello di Analisi dei Cammini (M.A.C.) che, attraverso l’indagine di oltre 200 indicatori, valuta la qualità complessiva dell’esperienza turistica, dalla segnaletica alla mobilità, dalla fruibilità delle risorse alla varietà dei servizi dedicati al camminatore, dalla governance del territorio alla sua promozione, fino alla manutenzione, pulizia e fruibilità del tracciato

Non si può dimenticare, poi, la produzione editoriale di guide, carte e libri di viaggio. Nel corso della sua lunga storia Touring si è occupato di tutte le forme di turismo sostenibile e slow che abbiamo elencato. Ancora oggi, nel 130simo anno dalla sua fondazione il Tci è un punto di riferimento per la diffusione della conoscenza e della cultura del viaggio e del turismo sostenibile.