I ghiacciai rischiano di scomparire. A causa della crisi climatica e delle alte temperature i grandi giganti bianchi arretrano di anno in anno e con la loro perdita evaporerebbe la più grande riserva d’acqua del pianeta, con impatti profondi sugli ecosistemi e sulle economie locali di oltre due miliardi di persone che dipendono dalla neve e dal ghiaccio delle montagne che alimentano fiumi, laghi e falde acquifere, risorse essenziali per ecosistemi, agricoltura, energia, industria e usi domestico.

Dal 2000 al 2023, secondo gli ultimi studi scientifici, i ghiacciai globali, escludendo le calotte continentali di Antartide e Groenlandia, hanno perso il 5,4% della loro massa, una riduzione pari a circa 6558 miliardi di tonnellate.

Un campo base sul K2 / foto Shutterstock

L’Onu ha proclamato il 2025 come l’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai e l’azione prioritaria per proteggere ghiacciai, calotte glaciali, neve, il ghiaccio marino e il permafrost è principalmente ridurre le emissioni di gas serra, limitando il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Ad esempio, con emissioni molto basse e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, in alcune zone come l’Himalaya, fino al 40% del ghiaccio regionale potrebbe essere preservato, e alcune aree glaciali potrebbero addirittura iniziare una lenta ricrescita tra il 2100 e il 2300. Anche in Asia centrale e nelle Ande meridionali, una riduzione rapida delle emissioni, in linea con il limite di 1,5°C, permetterebbe di conservare il doppio del ghiaccio rispetto agli scenari più critici.

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LA RITIRATA DEI GIGANTI BIANCHI

In tutto il mondo, i ghiacciai coprono circa il 10% della superficie terrestre. Ma si stanno ritirando. La Corona, l’ultimo ghiacciaio del Venezuela, ormai esiste solo nella memoria. Secondo uno studio della Banca Eurasiatica per lo Sviluppo, in Asia centrale, i ghiacciai del Tian Shan e del Pamir, le due principali catene montuose della regione, hanno perso fino al 30% del loro volume negli ultimi 60 anni. Per quanto riguarda gli ultimi ghiacciai africani, in particolare il Kilimangiaro, si stima che scompariranno entro il 2050.

Le immagini satellitari e la fotografia aerea hanno già consentito di raccogliere una grande quantità di dati da tutto il mondo. Ma il monitoraggio dei ghiacciai rimane complicato e, sebbene gli scienziati li esaminino da quasi 130 anni, c’è ancora molto da scoprire sull’impatto che l’aumento delle temperature sta avendo su di loro, nonché sulle comunità e sugli ecosistemi a valle.

Ghiacciaio del Rodano, Svizzera, Canton Vallese / foto Shutterstock

LA MINACCIA ALLA BIODIVERSITÀ

Molte specie vegetali – come muschi e licheni – e specie animali – tra cui l’emblematico orso polare – stanno già soffrendo a causa dei cambiamenti nel loro ambiente. Ma le conseguenze vanno oltre gli ecosistemi glaciali.

La neve, il permafrost e i ghiacciai svolgono un ruolo chiave nel funzionamento del sistema climatico e del ciclo idrologico. Circa il 70% dell’acqua dolce del pianeta esiste sotto forma di neve o ghiaccio, rendendo i ghiacciai essenziali per l’approvvigionamento idrico di milioni di persone.

L’acqua derivante dallo scioglimento dei ghiacciai provoca anche un aumento del rischio di inondazioni dovute allo scoppio dei laghi glaciali. Secondo l’Unesco, quasi un migliaio di questi laghi dell’Asia centrale sono considerati una minaccia per la popolazione. Al contrario, altre regioni situate a valle dei fiumi alimentati dai ghiacciai stanno sperimentando carenze idriche.

Inoltre, l’afflusso di acqua proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai contribuisce all’innalzamento del livello del mare. Ciò aumenta l’erosione costiera e mette molte isole a rischio di sommersione, compromettendo i mezzi di sussistenza delle comunità costiere.

Iceberg alla deriva in Antartide / foto Shutterstock

LE CATENE D'EUROPA SI SCIOLGONO

Restringendo la visuale al nostro continente, l’Europa Centrale insieme alle Alpi e ai Pirenei, si stanno riscaldando a una velocità circa doppia rispetto al resto del mondo e fenomeni come frane e colate di detriti sono in aumento.

Il sipario cala infine sui ghiacciai alpini, di cui si registra purtroppo la perdita di almeno un terzo della massa e con l’incremento delle temperature previsto entro il 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3500 metri di quota saranno scomparsi e raggiungeranno quelli già estinti: il ghiacciaio di Flua in Valsesia, quelli del Canin e del Triglav (in Slovenia) sulle Alpi Orientali, si sono ridotti a residui sparsi di neve e ghiaccio. I prossimi destinati a scomparire sono quelli della Marmolada e dell’Adamello.

Ghiacciaio Fellaria, Alta Val Malenco / foto Shutterstock

Per coordinare un’azione comune europea si sono mosse le principali associazioni ambientaliste del Vecchio Continente. Il Club Alpino Italiano insieme al Comitato Glaciologico Italiano alla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, all’Unione Europea delle Associazioni di Alpinismo e a Legambiente hanno pubblicato, insieme ad un network di 60 firmatari tra ONG, enti di ricerca, aree protette e altre organizzazioni di diversi paesi, il Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai.

A supporto del Manifesto Europeo c’è anche il contributo fornito da Legambiente, si chiama Sos ghiacciai: un passato e un futuro da proteggere e mette in fila dati e analisi che incrociano diversi studi internazionali in una fotografia davvero a tinte scure.

Ghiacciaio della Presanella, Parco Naturale dell'Adamello Brenta / Foto Shutterstock