News
La crisi climatica è un processo lento con un’inerzia fortissima. Molto si può ancora fare per mitigarne gli effetti, ma per alcuni ecosistemi l'emergenza è più che tangibile. È il caso dei ghiacciai, grandi malati del nostro tempo. A fare luce sulla sofferenza delle nevi perenni nel mondo è il nuovo studio “World heritage glaciers: sentinels of climate change”, pubblicato lo scorso novembre dall’Unesco e dall’International union for conservation of nature (Iucn), in cui si evidenzia proprio “Lo scioglimento accelerato dei ghiacciai nei siti Patrimonio dell’Umanità"
Lo studio, a cui hanno contribuito ETH Zürich, Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio svizzero (WSL), Space Geophysics and Oceanography Studies Laboratory (LEGOS) e Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs), dimostra che “dal 2000, questi ghiacciai si stanno ritirando a un ritmo costante a causa delle emissioni di CO2 che stanno riscaldando le temperature”.
Il Circo glaciale di Gavarnie, sui Pirenei francesi / foto Shutterstock
Cosa fare? Secondo Unesco e Iucn c’è una sola strada da percorrere, ovvero “la riduzione immediata delle emissioni di CO2”. Ma il rimedio non fermerebbe in ogni caso la progressiva scomparsa di alcuni ghiacciai entro il 2050, ghiacciai presenti in un terzo dei 50 siti patrimonio dell’umanità. La prospettiva più ottimistica riguarda gli altri due terzi dei ghiacciai in siti Unesco, in grado di sopravvivere alla condizione che “l’aumento delle temperature globali non supererà gli 1,5° C rispetto al periodo preindustriale”.
A un ritmo di 58 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno, pari al consumo annuale idrico di Francia e Spagna assieme, tutti i 50 ghiacciai siti dell'Unesco hanno perso massa negli ultimi 20 anni. E il ghiaccio che si scioglie significa necessariamente più acqua negli oceani. Così, l’acqua di fusione ha fatto innalzare il livello dei mari di 3,2 millimetri, cioè il 4,5% del totale pari a circa 7 centimetri.
A un ritmo di 58 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno, pari al consumo annuale idrico di Francia e Spagna assieme, tutti i 50 ghiacciai siti dell'Unesco hanno perso massa negli ultimi 20 anni. E il ghiaccio che si scioglie significa necessariamente più acqua negli oceani. Così, l’acqua di fusione ha fatto innalzare il livello dei mari di 3,2 millimetri, cioè il 4,5% del totale pari a circa 7 centimetri.
Ghiacciaio della Marmolada / foto Shutterstock
Secondo l’Unesco, entro il 2050 scompariranno i ghiacciai delle Dolomiti, in Italia, e dei Pirenei, in Francia. Stessa sorte toccherà a quelli del monte Kilimangiaro, in Tanzania, e del monte Kenya, in Kenya, del parco di Yellowstone e di Yosemite, negli Stati Uniti. Mentre potrebbero sopravvivere i ghiacciai delle aree protette dello Yunnan, in Cina, che hanno perso il 57% della loro massa dal 2000 e sono quelli che si sciolgono più rapidamente. Gli altri ghiacciai in pericolo sono quelli del Tian-Shan occidentale, tra Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e ridotti del 27% dal 2000, del parco nazionale di Los Alerces, in Argentina, del parco nazionale di Huascaran, in Perù, del parco di Waterton in Canada, e i ghiacciai Te Wahipounamu, in Nuova Zelanda.
Il ghiacciaio del monte Huascaran, in Perù / foto Shutterstock
Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco ha sottolineato come "questo rapporto è un invito all’azione. Solo una rapida riduzione dei nostri livelli di emissioni di CO2 può salvare i ghiacciai e l’eccezionale biodiversità che da essi dipende. La COP27 avrà un ruolo cruciale per aiutare a trovare soluzioni a questo problema. L’Unesco è determinata a sostenere gli Stati nel perseguire questo obiettivo".
Oltre alla dichiarazione d’intenti e alle pressioni sulle istituzioni e gli organi internazionali l’Unesco ha infatti annunciato la creazione di un fondo internazionale per il monitoraggio e la conservazione dei ghiacciai e si spiega come "tale fondo sosterrebbe la ricerca globale, promuoverebbe reti di scambio e attuerebbe misure di allerta precoce e riduzione del rischio di catastrofi".
Il ghiacciaio del monte Kilimagiaro in Tanzania/ foto Shutterstock
Il direttore generale dell’Iucn, Bruno Oberle, ha sottolineato come "metà dell’umanità dipende direttamente o indirettamente dai ghiacciai come fonte d’acqua per uso domestico, agricoltura ed energia. I ghiacciai sono anche pilastri della biodiversità, alimentando molti ecosistemi. Quando i ghiacciai si sciolgono rapidamente, milioni di persone affrontano la scarsità d’acqua e il rischio maggiore di disastri naturali come le inondazioni, e altri milioni possono diventare sfollati a causa del conseguente innalzamento del livello del mare. Questo studio evidenzia l’urgente necessità di ridurre le emissioni di gas serra e investire in soluzioni basate sulla natura, che possono aiutare a mitigare il cambiamento climatico e consentire alle persone di adattarsi meglio ai suoi impatti".
Glacier Point - I ghiacciai dello Yosemite National Park / foto Shutterstock
INFORMAZIONI UTILI
0 like