Ci si è messa anche la pandemia. Come per un destino avverso il Covid-19 ha costretto a rinviare di un anno la retrospettiva di Gustave Caillebotte, pittore poco noto al grande pubblico ma che merita un ruolo di primo piano fra gli impressionisti. Alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny, nel canton Vallese, in Svizzera appena oltre il passo del Gran San Bernardo, ora si è finalmente aperta la mostra che rende il giusto onore a Gustave Caillebotte (1848-1894), morto a soli 45 anni lasciando un corpus di neanche cinquecento tele.
In esposizione una novantina di opere dipinte tra il 1870 e il 1894, che ricostruiscono la breve parabola di questo testimone dei cambiamenti dell’arte di vivere nella capitale francese. Cambiamenti raccontati con una modernità nuova e originale grazie a scorci inconsueti, composizioni dinamiche e audaci ottenute grazie a prospettive sorprendenti, dal taglio fotografico. Tipiche di Caillebotte le ardite vedute a volo d’uccello dei grandi boulevard parigini, ma anche la sensibilità nel raffigurare la tranquilla quotidianità borghese non meno che la dura vita della classe operaia, come nel celebre I piallatori di parquet. La stessa sensibilità e generosità che dimostra quando a 25 anni eredita una notevole fortuna che viene spesa non solo per assecondare le proprie passioni (pittura, giardinaggio, filatelia) ma anche per sostenere, attraverso l’acquisto delle loro opere e l’organizzazione di quasi tutte le mostre del gruppo, gli amici impressionisti come Manet, Monet o Pissarro. Fra i temi di Gustave, i giardini, gli sport nautici, le strade di Parigi, trattati con una tavolozza luminosa e senza retorica perché, come scrive: «Un vero pittore sarà quello che riuscirà a strappare alla vita moderna il suo lato epico, e ci farà vedere e sentire quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe lucide». La mostra resterà aperta fino al 21 novembre.