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Nel 1905 Daniele Tatta ha ventisette anni. Fa il sarto a Roma, ma di metter su famiglia come i suoi coetanei non ne ha proprio intenzione. È un sognatore, forse un po’ eccentrico, di sicuro mosso dallo spirito della scoperta.
Il 19 agosto alle 4.45 il Tatta inforca la bici e 11 giorni dopo arriva a Marsiglia. “Un record” si legge in qualche trafiletto delle cronache sportive di allora, ma soprattutto un’impresa personale che il giovane Tatta descrive con minuzie in un taccuino: 45 pagine fitte di timbri e firme che certificano transiti e soste in ciascuna delle tappe del viaggio, in cui viene sostenuto peraltro da molti consoli del Touring Club Italiano. A quell'epoca la nostra associazione aveva undici anni di vita, ma era già diffusissima su tutto il territorio grazie alla partecipazione di centinaia di migliaia di persone.
Nel 2021 Arianna Meschia ha 30 anni appena compiuti, è la sua bisnipote genovese. Vive a Londra facendo la content writer, ma chissà per quanto ancora, visto che parlandoci si avvertono urgenze di ricerca, viaggi e nuove avventure. Come quella pionieristica del suo avo, che l’ha spinta a ripercorrerne le gesta, in bici, da sola, con il suo progetto "Prima del Giro". Proprio nello spirito del "turismo lento" che ha sempre contraddistinto il Touring, ieri come oggi.
“Sono partita da Roma il 25 agosto 2021 e arrivata a Marsiglia il 13 settembre. L’idea era di arrivare a destinazione il 14, che era la data del mio trentesimo compleanno. Il progetto l’ho pensato e sviluppato da sola. Però poi a pedalare ho avuto molta compagnia”.
Il 19 agosto alle 4.45 il Tatta inforca la bici e 11 giorni dopo arriva a Marsiglia. “Un record” si legge in qualche trafiletto delle cronache sportive di allora, ma soprattutto un’impresa personale che il giovane Tatta descrive con minuzie in un taccuino: 45 pagine fitte di timbri e firme che certificano transiti e soste in ciascuna delle tappe del viaggio, in cui viene sostenuto peraltro da molti consoli del Touring Club Italiano. A quell'epoca la nostra associazione aveva undici anni di vita, ma era già diffusissima su tutto il territorio grazie alla partecipazione di centinaia di migliaia di persone.
Nel 2021 Arianna Meschia ha 30 anni appena compiuti, è la sua bisnipote genovese. Vive a Londra facendo la content writer, ma chissà per quanto ancora, visto che parlandoci si avvertono urgenze di ricerca, viaggi e nuove avventure. Come quella pionieristica del suo avo, che l’ha spinta a ripercorrerne le gesta, in bici, da sola, con il suo progetto "Prima del Giro". Proprio nello spirito del "turismo lento" che ha sempre contraddistinto il Touring, ieri come oggi.
“Sono partita da Roma il 25 agosto 2021 e arrivata a Marsiglia il 13 settembre. L’idea era di arrivare a destinazione il 14, che era la data del mio trentesimo compleanno. Il progetto l’ho pensato e sviluppato da sola. Però poi a pedalare ho avuto molta compagnia”.
Arianna Meschia, la partenza da piazza San Pietro, a Roma - Città del Vaticano / tutti i diritti riservati
Chi era il tuo bisnonno e come sei venuta a conoscenza della sua storia?
“Lui era un tipo fuori dagli schemi. Nel 1905 aveva 27 anni e non era sposato e soprattutto non ne aveva la minima intenzione: si sarebbe sposato addirittura 15 anni dopo. Faceva il sarto, ma non amava la vita tranquilla, la sua pionieristica voglia di viaggio mi ha contagiato. Ho saputo della sua storia per caso. Ero a pranzo dai miei genitori nell’estate del 2019, quando mio padre ha raccontato a degli amici ciclisti la storia del bisnonno, dando per scontato che io ne fossi a conoscenza. Invece non ne avevo memoria e quando mio padre tirò fuori dal cassetto il taccuino di quel viaggio mi sono interessata alla vicenda dell’unica persona di famiglia che aveva fatto qualcosa di totalmente fuori dall’ordinario. In principio pensavo di poter scriverne una storia da pubblicare. Poi, lasciata Londra per scelte più personali che professionali, a fine 2019 sono finita in Sudafrica, a Johannesburg. Nella primavera del 2020 i mesi di lockdown sono stati durissimi, ma in quei giorni è nata l’idea di ripetere le gesta del bisnonno, in bici, da sola".
“Lui era un tipo fuori dagli schemi. Nel 1905 aveva 27 anni e non era sposato e soprattutto non ne aveva la minima intenzione: si sarebbe sposato addirittura 15 anni dopo. Faceva il sarto, ma non amava la vita tranquilla, la sua pionieristica voglia di viaggio mi ha contagiato. Ho saputo della sua storia per caso. Ero a pranzo dai miei genitori nell’estate del 2019, quando mio padre ha raccontato a degli amici ciclisti la storia del bisnonno, dando per scontato che io ne fossi a conoscenza. Invece non ne avevo memoria e quando mio padre tirò fuori dal cassetto il taccuino di quel viaggio mi sono interessata alla vicenda dell’unica persona di famiglia che aveva fatto qualcosa di totalmente fuori dall’ordinario. In principio pensavo di poter scriverne una storia da pubblicare. Poi, lasciata Londra per scelte più personali che professionali, a fine 2019 sono finita in Sudafrica, a Johannesburg. Nella primavera del 2020 i mesi di lockdown sono stati durissimi, ma in quei giorni è nata l’idea di ripetere le gesta del bisnonno, in bici, da sola".
Daniele Tatta in una foto d'epoca / tutti i diritti riservati
Come hai organizzato e come si è svolto il viaggio?
“Mesi prima della partenza avevo contattato varie sezioni locali della Fiab (la Federazione italiana Ambiente e Bicicletta) e una volta in strada i loro soci mi hanno aiutato nei passaggi tra Grosseto, Livorno, Pisa, Sestri Levante e poi Genova, in una sorta di passaggio del testimone. In tutto il tragitto fino a Imperia molte persone hanno percorso dei tratti con me, mentre altre mi hanno ospitato con grande calore. Quasi trenta appassionati di bici, coinvolti dalla storia che mi aveva spinto a viaggiare. In Francia ho avuto la fortuna di fare tappa a Nizza grazie a un ragazzo che aveva letto di me in internet. Dopo una sosta in hotel a Frejus ho fatto una notte di couch surfing a Pignans e una a Tolone, prima di arrivare a Marsiglia. Il 14 settembre ho festeggiato i miei trent’anni come mi ero prefissata, con amici che sono venuti in minivan, il mezzo che mi ha riportato a casa, a Genova. Bellissimo, e nemmeno una foratura!”.
“Mesi prima della partenza avevo contattato varie sezioni locali della Fiab (la Federazione italiana Ambiente e Bicicletta) e una volta in strada i loro soci mi hanno aiutato nei passaggi tra Grosseto, Livorno, Pisa, Sestri Levante e poi Genova, in una sorta di passaggio del testimone. In tutto il tragitto fino a Imperia molte persone hanno percorso dei tratti con me, mentre altre mi hanno ospitato con grande calore. Quasi trenta appassionati di bici, coinvolti dalla storia che mi aveva spinto a viaggiare. In Francia ho avuto la fortuna di fare tappa a Nizza grazie a un ragazzo che aveva letto di me in internet. Dopo una sosta in hotel a Frejus ho fatto una notte di couch surfing a Pignans e una a Tolone, prima di arrivare a Marsiglia. Il 14 settembre ho festeggiato i miei trent’anni come mi ero prefissata, con amici che sono venuti in minivan, il mezzo che mi ha riportato a casa, a Genova. Bellissimo, e nemmeno una foratura!”.
Arianna Meschia in viaggio / tutti i diritti riservati
Hai ripercorso fedelmente ogni tappa che era segnata sulle sue carte?
“Sarebbe stato impossibile. Il mio bisnonno si fermava spessissimo per far registrare soste e transiti e tenerne traccia per certificare il suo personale record. Ho cercato comunque delle testimonianze che avevo letto nel suo taccuino di viaggio, ma non ho trovato niente: né ristoranti, né locande e nemmeno alberghi. Ho ritrovato solo alcuni monumenti citati, da Porta Santa Maria, a Pisa, dove aveva pagato un dazio doganale, al municipio di Montalto di Castro, molto diverso da quello di più di un secolo fa ovviamente”.
Che apporto aveva dato il Tci all’impresa ciclistica del tuo bisnonno?
“Molti erano stati i Consoli del Touring Club che lo avevano ospitato: Attilio Pallano e Dino Bellucci della sezione di Grosseto; il console Gualandi di Grosseto, il console Sera della sezione di Cecina, il socio Edoardo Puosi di Viareggio, Achille Ferrari di Andora, forse un socio TCI di Ceriale (SV) e Giuseppe Goy, ma non ho certezza, console Tci di Mentone. Su digitouring.it (il sito dell’archivio del Tci) avevo anche trovato una delle riviste del 1905 che riporta il nome del mio bisnonno come aspirante socio, tendo a pensare che fosse lui!”.
“Sarebbe stato impossibile. Il mio bisnonno si fermava spessissimo per far registrare soste e transiti e tenerne traccia per certificare il suo personale record. Ho cercato comunque delle testimonianze che avevo letto nel suo taccuino di viaggio, ma non ho trovato niente: né ristoranti, né locande e nemmeno alberghi. Ho ritrovato solo alcuni monumenti citati, da Porta Santa Maria, a Pisa, dove aveva pagato un dazio doganale, al municipio di Montalto di Castro, molto diverso da quello di più di un secolo fa ovviamente”.
Che apporto aveva dato il Tci all’impresa ciclistica del tuo bisnonno?
“Molti erano stati i Consoli del Touring Club che lo avevano ospitato: Attilio Pallano e Dino Bellucci della sezione di Grosseto; il console Gualandi di Grosseto, il console Sera della sezione di Cecina, il socio Edoardo Puosi di Viareggio, Achille Ferrari di Andora, forse un socio TCI di Ceriale (SV) e Giuseppe Goy, ma non ho certezza, console Tci di Mentone. Su digitouring.it (il sito dell’archivio del Tci) avevo anche trovato una delle riviste del 1905 che riporta il nome del mio bisnonno come aspirante socio, tendo a pensare che fosse lui!”.
Timbri e certificazione del passaggio di Tatta sul suo taccuino di viaggio / foto tutti i diritti riservati
Quali sono le tue sensazioni dopo un tour in solitaria (o quasi...)
“Sono una persona indipendente. Ho spesso viaggiato da sola, visitando e vivendo in svariati Paesi, Francia, Malawi, Sudafrica... ora Londra. La solitudine in questa avventura non è stata una preoccupazione, anzi spesso l’ho apprezzata, avendo la possibilità di andare al mio passo, godermi le sensazioni in bicicletta, ammirare il paesaggio e riposare molto, prima di affrontare la tappa successiva. Ho pedalato sola soprattutto nel Ponente ligure e lungo la Costa Azzurra e ne ho ovviamente approfittato per soste panoramiche e qualche bagno in mare. Alla fine sono contenta di essere riuscita ad alternare tappe percorse in compagnia e tappe in solitaria, una buona combinazione per ricevere il meglio dal viaggio. Certo… bisogna dire che chi pedalava con me aveva sicuramente gambe più allenate delle mie!”
Una donna che viaggia sola in bicicletta è ancora una rarità? Qual è stata la reazione delle persone che incontravi?
“In tutto il tratto italiano ho incrociato solo due cicloviaggiatrici, mentre in Francia il cicloturismo in solitaria è più diffuso. In ogni caso non sono mancate reazioni stupite e divertite, persino scioccate. Mi sono divertita a sfatare i tabù che ancora confinano un’avventura in bicicletta al mondo maschile”.
“Sono una persona indipendente. Ho spesso viaggiato da sola, visitando e vivendo in svariati Paesi, Francia, Malawi, Sudafrica... ora Londra. La solitudine in questa avventura non è stata una preoccupazione, anzi spesso l’ho apprezzata, avendo la possibilità di andare al mio passo, godermi le sensazioni in bicicletta, ammirare il paesaggio e riposare molto, prima di affrontare la tappa successiva. Ho pedalato sola soprattutto nel Ponente ligure e lungo la Costa Azzurra e ne ho ovviamente approfittato per soste panoramiche e qualche bagno in mare. Alla fine sono contenta di essere riuscita ad alternare tappe percorse in compagnia e tappe in solitaria, una buona combinazione per ricevere il meglio dal viaggio. Certo… bisogna dire che chi pedalava con me aveva sicuramente gambe più allenate delle mie!”
Una donna che viaggia sola in bicicletta è ancora una rarità? Qual è stata la reazione delle persone che incontravi?
“In tutto il tratto italiano ho incrociato solo due cicloviaggiatrici, mentre in Francia il cicloturismo in solitaria è più diffuso. In ogni caso non sono mancate reazioni stupite e divertite, persino scioccate. Mi sono divertita a sfatare i tabù che ancora confinano un’avventura in bicicletta al mondo maschile”.
Arianna Meschia in viaggio / tutti i diritti riservati
Il tuo viaggio è il risultato di una scelta intima, ma si arricchisce di una dimensione solidale…
“Nei mesi in Sudafrica sono venuta a conoscenza del progetto 88bikes, una organizzazione statunitense che opera da più di vent’anni, raccogliendo fondi per donare biciclette a ragazze e donne che vivono in aree che versano in particolare sofferenza, soprattutto nel sudest asiatico, ma anche in Sudamerica e nei campi di rifugiati in Europa. Durante il lockdown a Johannesburg un amico mi ha parlato di 88bikes. Ho così contattato l’organizzazione, raccontando il mio progetto al fondatore, Dan Austin, così entusiasta da voler partire dalla California per percorrere parte del viaggio in bici con me, cosa che non si è potuta concretizzare per i divieti anticontagio”.
“Nei mesi in Sudafrica sono venuta a conoscenza del progetto 88bikes, una organizzazione statunitense che opera da più di vent’anni, raccogliendo fondi per donare biciclette a ragazze e donne che vivono in aree che versano in particolare sofferenza, soprattutto nel sudest asiatico, ma anche in Sudamerica e nei campi di rifugiati in Europa. Durante il lockdown a Johannesburg un amico mi ha parlato di 88bikes. Ho così contattato l’organizzazione, raccontando il mio progetto al fondatore, Dan Austin, così entusiasta da voler partire dalla California per percorrere parte del viaggio in bici con me, cosa che non si è potuta concretizzare per i divieti anticontagio”.
La donazione di una bici con 88bikes / tutti i diritti riservati
Come funziona 88bikes?
“L’organizzazione accetta ovviamente donazioni di qualunque tipo, ma chiunque lo voglia può donare fondi per raggiungere gli 88 dollari che servono ad acquistare e consegnare una bicicletta a ragazze e donne in difficoltà. Chi dona una bici può allegare una sua foto che viene recapitata alla destinataria. Per posta il donatore riceve a sua volta la foto della ragazza con la sua bicicletta. Mi ero prefissa l’obiettivo di raccogliere fondi per donare 15 biciclette, una per giorno di pedalata. Il giorno della mia partenza avevo già raccolto fondi per donare 20 biciclette, mentre alla fine del viaggio sono arrivata a 39, un risultato fantastico che non avrei mai immaginato di raggiungere”.
“L’organizzazione accetta ovviamente donazioni di qualunque tipo, ma chiunque lo voglia può donare fondi per raggiungere gli 88 dollari che servono ad acquistare e consegnare una bicicletta a ragazze e donne in difficoltà. Chi dona una bici può allegare una sua foto che viene recapitata alla destinataria. Per posta il donatore riceve a sua volta la foto della ragazza con la sua bicicletta. Mi ero prefissa l’obiettivo di raccogliere fondi per donare 15 biciclette, una per giorno di pedalata. Il giorno della mia partenza avevo già raccolto fondi per donare 20 biciclette, mentre alla fine del viaggio sono arrivata a 39, un risultato fantastico che non avrei mai immaginato di raggiungere”.
Cosa nascerà ora dal tuo viaggio?
“Ho filmato tutto e sto montando dei minivideo. Mi piacerebbe poi scriverne, non so ancora in che forma. Ma il progetto più ambizioso è quello di poter consegnare di persona le biciclette alle ragazze, in Cambogia. Speriamo che la pandemia non renda troppo difficoltoso realizzare quella che sarebbe l’ultimo chilometro ideale di un viaggio indimenticabile”.
“Ho filmato tutto e sto montando dei minivideo. Mi piacerebbe poi scriverne, non so ancora in che forma. Ma il progetto più ambizioso è quello di poter consegnare di persona le biciclette alle ragazze, in Cambogia. Speriamo che la pandemia non renda troppo difficoltoso realizzare quella che sarebbe l’ultimo chilometro ideale di un viaggio indimenticabile”.
La donazione di una bici con 88bikes / tutti i diritti riservati
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