News
Per tutto maggio 2021, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 104 (Torino, 8 maggio - Milano, 30 maggio). A raccontarci i luoghi del Giro d'Italia 2021 è Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, curatore di guide turistiche Tci e autore di volumi di storia dello sport (tra cui i recenti Il Giro dei Giri e Ho fatto un Giro). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese! A questa pagina trovate tutte le puntate.
Duomo di Atri - foto Massimiliano Verdino
Oggi si corre dall’Abruzzo al Molise, tra Notaresco e Termoli. Saranno 180 km, se non proprio litoranei, perlomeno vista mare. L’Adriatico accompagnerà “a manca” il gruppo del Giro che discende la marina.
Massimiliano Verdino è romano, ma vive da molti anni a Roseto degli Abruzzi. Fotografo professionista da oltre trent’anni, è autore di numerosi reportage di viaggio e di indagine culturale, che ha pubblicato su numerose riviste italiane e internazionali. Insegna a Cultura visuale allo IED di Roma e all’ISIA di Pescara. Con la macchina fotografica ha spesso letto interpretato lo sport – il rugby e la scherma, soprattutto – rilevandone non esclusivamente la dimensione atletica ed agonistica, ma indagando in modo molto originale le prospettive antropologiche ed estetiche del gesto. Attualmente a Genova, a Palazzo Ducale, e fino al 4 giugno, è in mostra un suo progetto dal titolo Mischie e battaglie. Analogie iconografiche tra la fotografia e l’arte rinascimentale.
Gran Sasso - foto Massimiliano Verdino
«Sono abruzzese per scelta – racconta Massimiliano – anche se parte della mia famiglia, dal lato materno, arriva proprio da qui. Io sono nato e cresciuto a Roma, ma negli anni Settanta, quando ero bambino, mio padre era un appassionato di campeggio libero e portava ogni estate tutta la famiglia sulla costa abruzzese, tra Roseto e Pineto. Anni dopo quei ricordi del sole che sorge oltre il mare, l’ambiente delle pinete, dei canneti, sono riemersi in modo quasi ancestrale. Io e la mia compagna, Katia, anche lei legata da ricordi di vacanze infantili e adolescenziali in Abruzzo, abbiamo deciso di venirci a vivere qualche anno fa, dopo che a lungo il nostro lavoro ci aveva portato un po’ in giro per il mondo. Alla fine abbiamo scelto, un po’ con il desiderio del cuore: qui stavamo bene e trovavamo le energie che ci sembravano necessarie per stare bene con noi stessi. E qui siamo rimasti, mettendo su famiglia».
Punta Aderci - foto Massimiliano Verdino
Ho chiesto a Massimiliano Verdino come il suo occhio di fotografo, non solo tecnico, ma anche curioso delle forme sociali e culturali che stanno dietro alla storia di un luogo, legge il paesaggio abruzzese: «Io mi sento molto bene qui. Mi piace sentirmi libero di correre, nuotare, andare in bicicletta e di poterlo fare in poco tempo dalla montagna dell’Appennino fino al mare. Da fotografo, sono attratto dal movimento, dal gesto atletico, ma nello stesso tempo ho imparato ad avere un approccio umanistico alla realtà che ritraggo. Mi interessano quindi gli scenari umani che fanno da cornice, o da sfondo ai luoghi, e all’estetica dei luoghi e della natura. Qui in Abruzzo c’è una cultura millenaria, la cultura pre-italica, quella che incontrarono gli antichi romani nel loro processo di conquista e assimilazione di popoli e territori e che non è stata mai del tutto cancellata. Mi piace indagare gli aspetti di questa sopravvivenza culturale, che si manifestano nelle forme più quotidiane e materiali, come ad esempio il cibo. Se il mio mestiere mi porta spesso ancora adesso lontano da casa per seguire eventi, soprattutto sportivi in giro per il mondo, quando ritorno qui mi piace immaginare questo ritorno come l’ingresso nella mia privata “camera oscura” in cui, lavorando all’archivio, sviluppo e faccio ordine sul senso del mio lavoro, e sulle scelte autoriali dei miei progetti».
Transumanza a Roseto - foto Massimiliano Verdino
Non è la sua “camera oscura”, ma è il luogo in cui Massimiliano Verdino porterebbe un amico a cui volesse far sperimentare la particolare risonanza del genius loci abruzzese. «Ti porterei ad Atri, un luogo antichissimo, una chiave di volta del territorio, tra l’Adriatico e l’entroterra, nel cuore di paesaggio di colline incise da calanchi. La sua meravigliosa cattedrale è un capolavoro dell’arte romanico-gotica. La pietra chiara d’Istria con cui venne costruita la fa risplendere di luce propria. Dentro si trova il ciclo di affreschi rinascimentali più importante di tutto l’Abruzzo: le storie di Cristo e della Vergine, e di S. Anna e S. Gioacchino, dipinte da Andrea De Litio. Ma a me ad Atri piace perdermi nelle vie, girare per le piazze e le strade lastricate. Ti porterei al cospetto di un’altra chiesa, meno maestosa della cattedrale, ma bellissima nella sua semplicità: quella di San Nicola».
Duomo di Atri - foto Massimiliano Verdino
Calanchi di Montepagano - foto Massimiliano Verdino
«Quando passa il Giro qui è, da sempre, è una festa. Roseto diventa ancora più “rosa” – continua Massimiliano - . Personalmente non sono un grande tifoso di ciclismo, ma mi interessa molto il suo aspetto di festa, di incontro collettivo per le strade, come finalmente, poco per volta, e con qualche precauzione, quest’anno sta tornando ad essere. Per lavoro, anni fa, ho avuto un’esperienza al seguito del Giro. Per “Paese Sera”, dovevo fare un servizio per la prima tappa del Giro d’Italia, una cronometro all’isola d’Elba, credo fosse il 1993. Dopo la corsa, la carovana tornava sulla terra ferma e io mi ritrovai seduto in traghetto di fianco a Miguel Indurain, che all’epoca era il corridore più forte al mondo. Ho parlato amabilmente per quaranta minuti con lui».
Adriatico - foto Massimiliano Verdino
Ho chiesto se la bicicletta per Massimiliano è una consuetudine. «Ho una bici da anni, una Bianchi da passeggio. L’ho portata con me per sette traslochi. La usavo, con sprezzo del pericolo, fin dai tempi in cui abitavo a Roma. È il mio mezzo di trasporto naturale, qui a Roseto. Ogni spostamento che faccio, qui in città e dintorni, lo faccio in bici. Poi da qualche anno, grazie alla passione per il ciclismo e per le biciclette d’epoca di mio suocero Marcello, mi sono costruito una bici da corsa artigianale, con un telaio Daccordi e montata con un cambio Super Campagnolo. È una bicicletta a cui tengo moltissimo. Con questa, in compagnia di mio suocero, mi avventuro in giri più lunghi, nelle colline dell’entroterra, proprio verso Notaresco, da dove oggi parte la tappa del Giro».
Quindi, facciamo rotta su Notaresco. E dal momento che l’alba ha ormai da qualche ora vinto l’ora mattutina, anche noi oggi, di lontano, per tutto il giorno, riconosceremo «il tremolar della marina». Altrimenti, che anniversario dantesco sarebbe?
Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, storico partner di mobilità dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi un'auto ibrida per seguire le tappe della Corsa Rosa.
I volumi Touring sul Giro d'Italia scritti da Gino Cervi: Il Giro dei Giri e Ho fatto un Giro.
0 like