Anche gli antichi romani inquinavano l’aria con metalli pesanti. Un nuovo studio condotto sul
ghiacciaio del Dôme, sul versante francese del Monte Bianco, da un team del
Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica francese (Cnrs) e pubblicato sulla rivista
Geophysical Research Letters rivela la presenza nel ghiaccio alpino di
tracce di metalli pesanti risalenti all’epoca dell’Antica Roma, in particolare di piombo e antimonio. Dunque l'inquinamento legato ai metalli è iniziato ben prima della rivoluzione industriale.
La ricerca transalpina segue i recenti ritrovamenti di microplastiche sul ghiacciaio dei Forni, che hanno rivelato anche elementi di piombo che risalgono all’epoca dell’impero bizantino dominato da Giustiniano nel VI secolo d.C. La comunità scientifica internazionale non ha più titubanze quindi sul ruolo fondamentale dei ghiacciai perenni nel fornirci dati preziosi e testimonianze sulla storia dell’umanità.
Ma “come inquinavano questi romani?”. Minerali contenenti piombo venivano destinati a due filiere, quella della produzione di tubature idrauliche e quella del conio di monete. Nel secondo caso si procedeva a una separazione dell’argento dal piombo mediante riscaldamento a 1.200°C, con rilascio nell’atmosfera di grandi quantità di metalli pesanti che sono giunti e sono stati immagazzinati nelle profondità dei ghiacci perenni.
Dall’
analisi al radiocarbonio si è arrivati a definire con relativa precisione anche
i periodi corrispondenti ai tassi maggiori di inquinamento, che coincidono a quelli più prosperi dell’antica Roma:
il Repubblicano,
tra il 350 e il 100 a.C. e
l’Imperiale, tra l’anno 0 e il 200 d.C.
I dati ottenuti dallo studio sono stati
comparati con i livelli di inquinamento registrati nel
periodo del boom delle auto a benzina a piombo, ovvero
tra il 1950 e il 1985. In entrambi i livelli di piombo nell’atmosfera erano superiori di 10 volte a quelli naturali. E se non si possono ovviamente fare comparazioni con i livelli di inquinamento del secondo Novecento, si può affermare che nell’antica Roma, vivere vicino a impianti di fonditura e di estrazione doveva essere
come abitare in un centro urbano europeo degli anni ’70.