
Bella, certo, ma sempre più fragile, acciaccata, con un corpo che si sgretola, pezzo dopo pezzo, anno dopo anno, frana dopo frana. L'Italia continua a mostrare la sua debolezza congenita davanti ai cambiamenti climatici e al dissesto del territorio. I dati del nuovo rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico fotografano un Paese sempre più esposto ai rischi di frane, alluvioni e altri fenomeni naturali estremi.
I numeri presentati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale documentano che dal 2021 al 2024 il territorio classificato come pericoloso dai Piani di Assetto Idrogeologico è cresciuto in modo significativo. Si è passati da 55.400 a 69.500 chilometri quadrati, praticamente il 23% dell'intera superficie nazionale. Un incremento del 15% in soli tre anni che dimostra quanto il problema si stia aggravando rapidamente.
Un altro numero impressiona più di altri, è 636.000. No non ci sono errori di battitura. In tre anni si sono registrate in Italia 636.000 frane, di cui il 28% sono particolarmente pericolose perché si muovono velocemente e possono causare gravi danni. Le zone più a rischio compongono una sequenza che pare un brivido sulla schiena del Belpaese, perché la maggior parte dei fenomeni si concentrano tra la Valle d'Aosta, la Liguria, il Trentino, l'Emilia Romagna, la Toscana e il Molise e poi giù fino all’Abruzzo e alla Campania, seguendo il profilo di Alpi e Appennini.
Ma il pericolo frane è capillare e assai democratico. Ad essere esposti ai rischi sono infatti tutti i comuni italiani - il 94,5% - devono fare i conti con almeno un tipo di rischio naturale: frane, alluvioni, erosione delle coste o valanghe. Nelle sole aree più pericolose vivono 1,28 milioni di persone, mentre 742.000 edifici, 75.000 aziende e 14.000 beni culturali si trovano in zone ad alto rischio.

L'impatto della crisi climatica
A rendere ancora più amara la lettura del Rapporto Ispra è la consapevolezza che la crisi climatica non è più una crisi, ma un dato costante di realtà. I cambiamenti del clima stanno rendendo sempre più frequenti le piogge intense concentrate in poco tempo, che colpiscono anche zone che storicamente erano considerate più sicure.
Gli ultimi tre anni hanno messo l'Italia di fronte a eventi meteorologici di una violenza mai vista prima. Le alluvioni nelle Marche nel settembre 2022, la tragica colata di fango a Ischia che ha causato 12 vittime nel novembre dello stesso anno, e soprattutto le devastanti alluvioni in Emilia-Romagna del maggio 2023 che hanno provocato danni per più di 8 miliardi di euro.
Non meno importante è la mappa completa delle zone a rischio valanghe in Italia. Il 13,8% del territorio montano sopra gli 800 metri di altitudine può essere interessato da questi fenomeni. Una conoscenza fondamentale per chi vive, lavora o pratica sport in montagna.

Dalle coste una inversione di tendenza, in positivo
Un dato che sorprende, forse per il pregiudizio che si porta dietro un’estate di grandi discussioni sulle concessioni balneari e sulla gestione poco oculata delle nostre spiagge demaniali, è quella che riguarda le coste italiane.
Se per le frane la situazione peggiora, per l'erosione delle coste arrivano infatti i primi segnali positivi. Tra il 2006 e il 2020, circa 1.890 chilometri di spiagge hanno subito cambiamenti importanti, ma per la prima volta si registrano più tratti di costa che avanzano (+30 km) rispetto a quelli che arretrano. Questo risultato sembra dovuto agli interventi di ripascimento - cioè il ripristino delle spiagge con sabbia - e alle opere di protezione costiera, che stanno dimostrando di essere efficaci nel fermare o addirittura invertire i processi di erosione.

Due strumenti per prevenire, se l'ombrello non basta più
I dati del rapporto ISPRA 2024 mostrano chiaramente che un ombrello non basta e nemmeno votarsi al santo di turno è una buona idea. Nonostante negli ultimi 25 anni l'Italia abbia investito 19,2 miliardi di euro in quasi 26.000 interventi per la difesa del territorio, in l'Italia serve accelerare gli sforzi per proteggere il territorio e le persone che vi abitano.
La sfida, si sottolinea nel rapporto, richiede un cambio di mentalità: dal reagire alle emergenze al prevenire i rischi, investendo nella conoscenza del territorio e in interventi mirati che possano rendere il Paese più resiliente di fronte a una natura sempre più imprevedibile.
L’Ispra mette a disposizione di tecnici e cittadini due strumenti importanti: la piattaforma IdroGEO, che permette di consultare mappe e dati sul dissesto (ora dotata anche di un assistente virtuale con intelligenza artificiale), e il database ReNDiS, che raccoglie tutti gli interventi di difesa del suolo finanziati nel Paese.
