
Il 5 settembre 2025 è alle spalle, purtroppo. No, non ci siamo persi una festa memorabile, tutt’altro. Il 5 settembre 2025 è il giorno in cui idealmente l’umanità sarebbe dovuta “scendere a svuotare il cestino della plastica”, ma non l’ha fatto perché nessuno più avrebbe ritirato il cassonetto per portarlo a smaltire.
Il 5 settembre è stato infatti il Plastic Overshoot Day, il momento dell’anno in cui la quantità di rifiuti plastici generati a livello globale ha superato la capacità dei sistemi mondiali di gestirli efficacemente. Un gifro di boa che ci riguarda tutti e che nessuno vorrebbe fare, eppure inevitabile secondo il rapporto pubblicato dall'organizzazione EA Earth Action.
RICICLIAMO MEGLIO, MA PRODUCIAMO PIÙ PLASTICA
Dal 2021, il Plastic Overshoot Day è stato spostato di qualche giorno più vicino a dicembre ogni anno, indicando un leggero miglioramento nella gestione globale dei rifiuti. Tuttavia, questo dato apparentemente positivo nasconde una realtà più preoccupante: nonostante un miglioramento nelle pratiche di gestione dei rifiuti plastici, la quantità complessiva di rifiuti plastici mal gestiti rimane più o meno invariata a causa dell'aumento costante della produzione.
Il calcolo del Plastic Overshoot Day tiene conto di quattro fattori fondamentali per ogni paese: la quantità di rifiuti plastici generati dalla popolazione, l'efficacia nella gestione di questi rifiuti, l'export e l'import di rifiuti plastici. Nel 2025 si verificheranno, quindi, 117 giorni di "overshoot" plastico, con ogni nazione che contribuisce in proporzione alla quantità totale di rifiuti plastici che non riesce a gestire correttamente.
Stringendo il campo di indagine ai confini nazionali la data da bollino nero cambia per ogni Paese. Per l’Italia, la data cade il 24 ottobre, in anticipo rispetto a Germania e Spagna (novembre) e Svizzera e Francia (dicembre). I Paesi che riescono a contenere maggiormente il rischio di dispersione sono Singapore (20 dicembre) e Corea del Sud (21 dicembre).

Nel rapporto della EA Earth Action si sottolinea, inoltre, come la presenza della plastica nella nostra vita quotidiana sta diventando sempre più visibile, non solo attraverso l'inquinamento ambientale, ma anche nel nostro organismo. Nuovi studi rivelano le conseguenze di vasta portata dell'inquinamento da plastica, inclusa la presenza di microplastiche nel sangue umano, nei polmoni e persino nelle placente, insieme ai rischi per la salute posti dagli additivi plastici e dall'esposizione chimica.
Il rapporto identifica cinque raccomandazioni cruciali per affrontare la crisi. Prima fra tutte, la produzione globale di plastica deve essere limitata e gradualmente ridotta. Secondo le proiezioni attuali, gli aumenti di produzione pianificati porteranno l'inquinamento da plastica quasi a raddoppiare entro il 2040.
Inoltre, le plastiche non progettate per l'uso circolare devono essere eliminate gradualmente. Le soluzioni dell'economia circolare, se applicate su larga scala, potrebbero ridurre i volumi annuali di inquinamento da plastica di almeno l'80% entro il 2040.

IL RUOLO DEL TRATTATO ONU SULLA PLASTICA
Intanto, il 4 agosto scorso al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, si sono svolti i negoziati finali delle Nazioni Unite per la definizione di un trattato internazionale volto a contrastare l’inquinamento da plastica. L’incontro, noto ufficialmente come Intergovernmental Negotiating Committee, rappresenta la seconda parte del quinto (e ultimo) ciclo di negoziati avviati nel 2022.
Il trattato in discussione è il risultato di una risoluzione adottata all’unanimità dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente nel marzo 2022, che ha incaricato il Comitato negoziale di redigere un testo in grado di affrontare l’intero ciclo di vita della plastica: dalla produzione, al consumo, fino allo smaltimento.
Secondo le Nazioni Unite, ogni anno vengono generate oltre 460 milioni di tonnellate di plastica e circa il 75% finisce tra i rifiuti. Se non si interviene con misure concrete, la produzione globale potrebbe raggiungere 884 milioni di tonnellate entro il 2050. Le conseguenze sull’ambiente e sulla salute umana sono già documentate: microplastiche nei mari, nei suoli e perfino negli organismi viventi, con impatti ancora parzialmente inesplorati.
Il rapporto sottolinea anche la necessità di responsabilizzare i paesi del Nord del mondo che esportano i loro rifiuti verso i paesi del Sud del mondo, richiedendo loro di supportare lo sviluppo infrastrutturale nei paesi importatori almeno per il volume che esportano annualmente.

LE SOLUZIONI ALLA PORTATA DI TUTTI
Il Plastic Overshoot Day è, infine, un segnale di avvertimento, ma è anche un'opportunità per ripensare come produciamo, consumiamo e gestiamo la plastica. La sfida richiede la collaborazione di governi, imprese e individui per ridurre i rifiuti plastici, migliorare l'infrastruttura di gestione dei rifiuti e transire verso soluzioni circolari.
Come evidenzia il rapporto di EA Earth Action, il tempo per l'azione è limitato, ma le soluzioni esistono già: ridurre la produzione monouso, innovare nel riciclo, promuovere il riuso e ripensare l'intero ciclo di vita della plastica.
