
Chissà Vincent come avrebbe reagito immaginando di avere migliaia di occhi puntati ogni giorno su un suo autoritratto... non bene, di questo siamo certi. Amsterdam ha un problema, serio e non riguarda solo il fatto che milioni di turisti ogni anno affollano le sue strade e i suoi musei, generando ricchezza ma anche usura. L'overtourism colpisce infatti anche i suoi monumenti culturali più preziosi: il Van Gogh Museum, con i suoi 57 milioni di visitatori dal 1973, ne è l'esempio più eclatante.
La direttrice del Van Gogh Museum, Emilie Gordenker, ha lanciato un allarme che suona come un paradosso: "Uno dei musei più visitati al mondo rischia la chiusura proprio a causa del suo straordinario successo". L'edificio, inaugurato nel 1973 e non progettato per gli attuali flussi turistici, versa in condizioni che lei stessa definisce "pessime".
Dopo oltre cinquant'anni di utilizzo intensivo - culminato nel picco di 2,6 milioni di visitatori nel 2017 - la struttura viene descritta dai dirigenti museali come carente in termini di sostenibilità, sicurezza e climatizzazione, un museo in cui gli impianti tecnici hanno raggiunto la fine del loro ciclo vitale e necessitano di una completa sostituzione, resa ancora più urgente dalle nuove normative olandesi sulla sostenibilità degli edifici pubblici, in vigore dal 2024, legate alla Direttiva europea "Case green" (EPBD - Energy Performance of Buildings Directive).

IL PATTO DEL 1962 E LA PROMESSA MANCATA
La questione affonda le radici in un accordo storico del 1962 tra Vincent Willem van Gogh, nipote dell'artista, e il governo olandese. L'"ingegnere", come veniva chiamato, trasferì l'intera collezione familiare - oltre duecento dipinti, cinquecento disegni, novecento lettere e opere dei contemporanei di Vincent - alla Fondazione Vincent van Gogh. In cambio, lo Stato si impegnò a fornire le risorse necessarie per costruire e mantenere un museo che conservasse ed esponesse permanentemente la collezione.
Un patto che per decenni ha funzionato, trasformando il Van Gogh Museum in una delle principali destinazioni culturali di Amsterdam e rafforzando la reputazione della città come capitale dell'arte. Il museo riesce a generare autonomamente l'85% del proprio fatturato, una percentuale molto alta per un'istituzione pubblica.
UN PIANO DAL 2028: 104 MILIONI PER SOPRAVVIVERE
La soluzione individuata dal museo si chiama "Masterplan 2028": un piano di ristrutturazione da 104 milioni di euro che dovrebbe iniziare nel 2028 e durare tre anni. Durante questo periodo, il museo rimarrà aperto solo parzialmente. I fondi serviranno per 76 milioni di lavori di manutenzione e sostituzione impianti, 23 milioni per gli interventi di sostenibilità e 5 milioni per i miglioramenti.
Il problema è finanziario: il museo necessita di un contributo annuo di oltre 11 milioni di euro, ma il Ministero dell'Istruzione, della Cultura e della Scienza non intende superare l'attuale sostegno di 8,5 milioni. Il deficit di 2,5 milioni di euro su base annua è un disavanzo che il museo non può permettersi di coprire.

L'ULTIMATUM DEL MUSEO, FINANZIAMENTI O DOVREMO CHIUDERE
"Se questa situazione persiste, sarà pericolosa per l'arte e per i nostri visitatori", ha dichiarato la direttrice Gordenker al New York Times. "È l'ultima cosa che vogliamo, ma se si arrivasse a questo punto, saremmo costretti a chiudere l'edificio".
La Fondazione Vincent van Gogh sostiene pienamente la posizione del museo, ricordando che l'accordo del 1962 prevedeva impegni precisi da parte dello Stato. "All'epoca, la gestione, la conservazione e l'esposizione della collezione erano considerate più importanti per i Paesi Bassi rispetto alle conseguenze finanziarie", sottolinea la fondazione.
La vicenda del Van Gogh Museum rappresenta un paradosso dell'epoca contemporanea: il successo turistico che si trasforma in una minaccia per la conservazione del patrimonio culturale. Amsterdam, già alle prese con i problemi dell'overtourism che stanno spingendo la città a limitare i flussi turistici, si trova ora a confrontarsi con le conseguenze di decenni di visitazioni intensive su una delle sue istituzioni culturali più importanti.
Il destino di una delle collezioni d'arte più preziose al mondo è ora nelle mani della politica olandese, chiamata a decidere se mantenere gli impegni presi sessant'anni fa o rischiare di perdere uno dei gioielli del patrimonio culturale nazionale.

LE MISURE ATTIVE IN CITTÀ
Il caso del museo Van Gogh è solo l'ultimo allarme che ha messo la municipalità di Amsterdam al lavoro per contrastare l'invasione turistica. La città ha messo in campo una strategia articolata per contenere i flussi: dal 2024 ha bloccato la costruzione di nuovi hotel, permettendo aperture solo in sostituzione di strutture esistenti, mentre le tasse turistiche sono aumentate del 12,5%, rendendo Amsterdam una delle destinazioni più care d'Europa.
Il piano prevede anche la riduzione delle navi da crociera nel porto da 190 a 100 entro il 2026, per eliminarle completamente entro il 2035, e lo stop ai permessi per nuovi negozi di souvenir nel centro città. Tuttavia, queste misure non possono cancellare i danni strutturali già causati da decenni di turismo intensivo, come dimostra drammaticamente il caso del Van Gogh Museum.
