Non passa settimana che le autorità preposte (e non), con inevitabile clamore mediatico, segnalino “mancate collisioni” in volo, “richiami” di vetture il cui difetto può – in casi remoti sottolinea immancabilmente il costruttore – dare luogo a situazioni di rischio. Attività meritorie, la cui eco è il giusto metro di valutazione del diffondersi di una coscienza condivisa nei confronti dei rischi connessi alla mobilità.
Ciò che però lascia perplessi è come nel “cono di luce” dei media finiscano sempre solo eventi e rischi di un certo genere, solitamente riguardanti due tipologie di trasporto (aerei e auto) e due aree geografiche (Europa e Nordamerica).
Ecco alcuni esempi di “notizie scomparse”, tratti dalla cronaca di questi giorni.
23 febbraio, Perù. Scontro frontale tra due autobus di linea sull’autostrada Panamericana a circa 500 chilometri dalla capitale Lima: bilancio provvisorio 38 morti e 42 feriti.
21 febbraio, Brasile. Si ribalta e affonda a 500 chilometri dalla costa un veliero scuola canadese a tre alberi in rotta tra Recife e Montevideo: dopo oltre 40 ore in balia delle onde i 64 passeggeri, in gran parte studenti, vengono rintracciati e portati in salvo dalla marina militare.
20 febbraio, arcipelago della Maddalena. Un cargo da 26mila tonnellate evita di poche centinaia di metri lo schianto contro l’isola di Razzoli: nonostante viaggiasse a oltre 10 nodi di velocità con mare forza 8 e vento a 42 nodi, il pilota si era addormentato e solo una chiamata d’emergenza ha evitato il disastro.
15 febbraio, Halle presso Bruxelles. Oltre 25 vittime nello schianto frontale tra due convogli carichi di passeggeri: accecato dalla nevicata in corso uno dei macchinisti ha “bruciato” un semaforo rosso innescando la catastrofe.
Quattro notizie finite nel dimenticatoio e che dovrebbero invece destare grande allarme. Perché? Ecco una riflessione per ciascun episodio.
Come mai gli incidenti gravi sulle strade del Sudamerica continuano a susseguirsi senza che nessuna autorità locale, o internazionale, intervenga verificando il rispetto di tempi di guida degli autisti, manutenzione dei mezzi e condizioni di sicurezza delle strade?
Come è possibile che un veliero scuola non disponga di un allarme automatico di ribaltamento e lo Sos sia partito solo dopo che, evacuati gli studenti, la nave si è inabissata innescando il dispositivo batimetrico satellitare?
Fino a quando il Mediterraneo potrà essere solcato impunemente da “siluri” che viaggiano col pilota automatico inserito, seminando il panico tra pescherecci e imbarcazioni da diporto, forti della loro colossale stazza?
Come mai le autorità europee, tanto attente a normare anche aspetti marginali delle attività nell’Unione, ammettono che le ferrovie belghe continuino a gestire linee ad alto traffico, come quelle dei servizi pendolari nell’area di Bruxelles, in mancanza di moderni dispositivi di blocco automatico?